Bellezza di colori, fantasia, impulso creativo, espressività giovanile, irruenza dei messaggi, lavoro di squadra. E’ quanto si può ammirare nelle opere dei writers italiani e di tutto il mondo, capaci di trasformare non solo facciate e muri di edifici e fabbriche, ma anche periferie brutte e degradate in sconfinati album da disegno, al di fuori dei canoni dell’arte ufficiale. E noi, come potremmo immaginare lo spazio urbano di Fiumicino città, di Fregene e degli altri centri del Comune improvvisamente arricchito dalla cosiddetta Arte Urbana (Urban Art – Street Art) nelle sue varie forme di espressione, murales, graffiti, stencil, sticker, pixel art e via dicendo? Che la bellezza prodotta dall’arte aiuti in modo significativo a migliorare la qualità della vita, si può ormai considerare un assioma ed il processo diventa ancor più evidente quando l’arte, fatta condividere a larghi strati della popolazione, trova l’occasione di diventare un mezzo per limitare o addirittura cancellare l’azione rovinosa del degrado urbano. La tradizione del graffitismo sta conoscendo un grande impulso in Italia (da alcuni anni festosissimi “Festival di Urban Art” si svolgono a Roma come in tante altre città italiane ed estere!) traendo ispirazione dalla cultura hip-hop americana e post-punk europea, dai fumetti manga, dal cinema, dagli spot televisivi e pubblicitari. E’ ormai un’espressione artistica che ci obbliga ad aggiornare le nostre forme di giudizio spesso distratte e disinteressate nel distinguere ed accettare linguaggi nuovi. In tutto il mondo, città grandi e piccoli centri hanno modificato parti consistenti del proprio aspetto urbano grazie agli interventi artistici di cui stiamo parlando. Per sua natura, la Street Art si rivolge ad un pubblico vastissimo e variegato, molto più ampio di quello di una tradizionale galleria d’arte: è come una voce popolare che parla del contemporaneo, capace di trasformare lo spazio abitativo in esperienza culturale e fonte di emozione comune. E così, accade che muri non più anonimi dopo l’intervento artistico, vengono visti in foto, via web, in ogni parte del mondo e diventano patrimonio di tutti; l’arte entra definitivamente nel tessuto sociale e chiude un ideale cerchio mettendo in relazione il pubblico con la struttura urbana che finisce per identificarsi con l’insediamento artistico. Se il comune di Fiumicino fosse pronto a cavalcare l’onda fin da questo momento offrendo agli artisti la disponibilità di superfici da decorare e dipingere, potrebbe tracciare un importante segno targato novità, deputato a mettere sotto nuova luce e riqualificare non solo gli aspetti meno apprezzabili del territorio, ma a dare vita – ad un costo nemmeno paragonabile rispetto al vantaggio acquisibile – ad una iniziativa di enorme impatto anche mediatico. Per cui, sorge spontanea la domanda che rivolgiamo alle cariche istituzionali del Comune a cui abbiamo presentato la proposta: e se si inaugurasse un Festival di Urban Art declinato – come prima fase – nelle città del litorale a Fiumicino, Focene, Fregene, Maccarese, Palidoro, Passoscuro? Quanta attenzione mediatica catturerebbe, quale movimento turistico metterebbe in atto, quanto indotto creerebbe?
di Gianni Caruso