È uscito in barca con i nonni nelle acque profonde davanti a Fiumicino e mai avrebbe immaginato di fare l’incontro che ricorderà per tutta la vita.
Daniele ha catturato uno squalo. Un cucciolo di pescecane ma pur sempre un animale da oltre un metro di lunghezza, pericoloso per i denti aguzzi e per i possenti colpi di coda.
Nell’estate degli avvistamenti sotto riva di pinne più o meno grandi, più o meno minacciose, è toccato a un ragazzino di otto anni interpretare la parte del baby cacciatore di squali. Figlio di un dipendente dell’Alitalia, e per questo spesso in viaggio con papà nei mari esotici, Daniele è un “giovanotto” già pratico di animali pericolosi. «Spesso abbiamo fatto il bagno tra enormi tartarughe e impressionanti razze – racconta il padre, Roberto – Abbiamo visto pure gli squali nel loro habitat ma eravamo in condizioni di sicurezza. Stavolta Daniele se l’è vista brutta, si è tanto impressionato che adesso ha paura a fare il bagno in mare».
Il contatto è avvenuto a circa tre miglia al largo rispetto alla foce del Tevere. È lì che nonno Giuseppe e nonno Vincenzo, due pescatori sportivi di consumata esperienza, con la loro barchetta a motore vanno a catturare sugheri, tonnetti, maccarelli, palamidi. In quel punto, molto oltre i terminali petroliferi e dove l’acqua del Tevere si mischia con quella del mare rilasciando i nutrienti per i pesci, i fondali sono di 35/40 metri. IL «Stavamo pasturando l’acqua con il mangime – racconta nonno Giuseppe Pascali – quando Daniele ha sentito tirare la canna. Ha recuperato la lenza ma ha detto di non sentire la resistenza della preda, che si faceva trainare in acqua delicatamente, senza strappi. Quando ha visto uscire dalla superficie lo squaletto, si è impaurito, mi ha ceduto la canna e si è messo da parte. Era un bell’esemplare, io non me ne intendo. Aveva una pancia bianchissima. Ha dato un paio di violenti colpi di coda, molto robusti, si sono sentiti bene contro la fiancata della barca, ed è riuscito a tagliare la lenza con i denti». Riconquistata la libertà, l’animale è sparito rapidamente verso il fondo del mare facendo perdere ogni traccia.
Per Daniele tanta paura ma anche la soddisfazione di guadagnarsi la nomina di baby-cacciatore di squali. «In tanti anni di pesca – raccontano i nonni del ragazzino – non era mai capitato di tirare su un pescecane. Ovviamente, d’ora in poi ci faremo più attenzione, specie se a bordo c’è Daniele».
La disavventura della famigliola di pescatori riconferma la singolarità della stagione in fatto di incontri ravvicinati con gli squali e la psicosi che si è diffusa tra i bagnanti che frequentano le spiagge di Ostia e Fiumicino. Il primo contatto c’era stato il 17 luglio, proprio al largo come nel caso di Daniele, quando un piccolo di squalo mako, era rimasto allamato nelle lenze per tonni calate da una coppia di pescatori partecipanti al contest “Big Red” di Ostia, riuscendo poi a districarsi e a riguadagnare la libertà. Più affollato e, soprattutto, più fotografato l’avvistamento di lunedì 11 agosto tra gli stabilimenti balneari “La Marinella” e il “V-Lounge” con migliaia di bagnanti costretti a uscire dall’acqua. Il 13 agosto, poi, due diversi avvistamenti di fronte ai “Cancelli” di Castelporziano. Infine lunedì scorso uno squalo era apparso alle sei del mattino all’altezza di piazzale Magellano.
24.08.14 – Giulio Mancini – Il Messaggero
2014-08-24