L’uso della plastica e dei suoi derivati è cresciuto notevolmente negli ultimi 40 anni, trend che si riflette inevitabilmente sulla composizione del rifiuto marino. Diverse fonti, tra cui il programma dell’ambiente delle Nazioni Unite, UNEP, concordano che la plastica rappresenta la frazione merceologica preponderante dei rifiuti rinvenuti in mare (dal 60 all’80% del totale, con punte del 90-95% in alcune regioni). Per far luce sulla gravità del problema, Goletta Verde, l’imbarcazione di Legambiente, anche grazie alla collaborazione di Novamont, durante l’ultimo tour estivo, ha indagato l’entità del fenomeno del marine litter nel mar Tirreno. I risultati dell’indagine sono stati comunicati nel corso del convegno organizzato dal Kyoto Club tenutosi oggi presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il monitoraggio di Legambiente, compiuto dallo Stretto di Messina alla Liguria, è stato realizzato congiuntamente al progetto di ricerca di Accademia del Leviatano che invece ha eseguito l’analisi continuativa delle tratte Livorno-Bastia e Fiumicino-Ponza: in totale con i monitoraggi delle due associazioni è stato possibile analizzare oltre 3.000 km di tratte marine con un’osservazione dei rifiuti in mare di ben 136 ore. “I dati emersi dal monitoraggio di Goletta Verde e Accademia del Leviatano nel Mar Tirreno evidenziano come la quasi totalità dei macro rifiuti galleggianti siano di plastica e, tra questi, la percentuale più consistente è quella che riguarda le buste – fa notare Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente – Questo dimostra che il fenomeno della plastica in mare è un problema di dimensione globale e non riguarda solo l’Oceano Pacifico: l’Italia e il Mar Mediterraneo, infatti, sono particolarmente coinvolti e pertanto sono necessarie misure drastiche. L’Italia fino al 2010 era il primo paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa, e solo grazie all’entrata in vigore del bando sugli shopper non compostabili ha ridotto questa percentuale. Inoltre – continua Ciafani – la sua posizione centrale nel Mediterraneo fa sì che il ruolo italiano nella tutela dell’ecosistema marino sia di cruciale importanza. È per questo che ci appelliamo alla Commissione europea affinché estenda a tutti gli Stati Membri il modello italiano del bando degli shopper non compostabili, per compiere un passo in avanti nella salvaguardia dei mari, per rafforzare il fronte comunitario sulla corretta gestione dei rifiuti, per tutelare la biodiversità e la fauna marina e per raggiungere uno degli obiettivi della direttiva quadro europea per la Marine Strategy”. Il monitoraggio di Goletta Verde e Accademia del Leviatano ha riguardato 3.075 km con un totale di 136 ore di osservazione. Il protocollo scientifico utilizzato è stato elaborato e riadattato da Ispra-NAT (Dipartimento Difesa della Natura) e Università di Pisa (Diartimento di Biologia) e ha preso in considerazione solo i rifiuti galleggianti più grandi di 25 cm, classificando i detriti in linea con il manuale OSPAR (Convenzione Oslo-Parigi per la tutela dell’ambiente marino dell’Atlantico nord orientale, adottata nel 1992 da 15 Paesi europei e nel 1997 dall’Unione europea). Le aree oggetto del monitoraggio sono state così suddivise: Tirreno centro-meridionale (Calabria tirrenica, Basilicata, Campania, Lazio); Tirreno centro-settentrionale (Sardegna, Corsica, Liguria, Toscana), a cura di Goletta Verde, le tratte Livorno-Bastia e Fiumicino-Ponza, a cura dall’Accademia del Leviatano. Il dato più eclatante emerso dall’indagine è sicuramente la supremazia dei rifiuti plastici sul totale dei detriti avvistati. Una percentuale che in media è pari a quasi il 95%. Di questi, circa il 41% è costituito da buste e frammenti di plastica. Il Tirreno centro-meridionale spicca come l’area di monitoraggio a maggiore densità superficiale di rifiuti, con il record di 13,3 detriti ogni Km2, contro i 5,1 del Tirreno centro- settentrionale, i 2,1 della tratta Livorno-Bastia e i 2,4 della tratta Fiumicino-Ponza. Dopo buste e frammenti, il 13% della plastica registrata è costituita da teli (residui di dimensioni pari a un metro o più) e il 12,5% da bottiglie di plastica. Il 33% è stata, invece, la percentuale di cassette di polistirolo monitorate lungo la tratta Fiumicino-Ponza. In generale, l’abbondanza dei rifiuti è risultata essere di gran lunga maggiore in prossimità della costa.
Il monitoraggio nel dettaglio
Lungo il Tirreno centro-meridionale (Calabria tirrenica, Campania, Basilicata, Lazio) Goletta Verde ha monitorato 430 Km per un totale di 39 ore. In quest’area si è registrata la densità più alta di rifiuti monitorati rispetto alle altre aree, con ben 13,3 rifiuti ogni Km2. Il 93,8% del totale è costituito da plastica: in primis buste di plastica (27%), bottiglie (23%) e frammenti, sempre con una superficie superiore ai 25 cm2, che ammontano al 15%. Le altre categorie di rifiuti osservati (gomma, legno, tessuto, metallo, vetro e carta) ammontano in totale solo al 6,2%. Proseguendo il suo viaggio verso Nord, Goletta Verde ha indagato le acque del Tirreno centro-settentrionale (Sardegna, Corsica, Liguria, Toscana) percorrendo 285 km con un totale di 24 ore di osservazione. Nonostante siano, in questo caso, solo 5,1 i rifiuti monitorati ogni Km2, questo monitoraggio fa registrare il più alto tasso di plastica con l’98,5% del totale. Le buste la fanno ancora da padrone con il 32%, seguite da teli di plastica (18%) e gli immancabili frammenti che ammontano al 14%. Situazioni critiche anche per le tratte Livorno-Bastia e Fiumicino-Ponza sono state registrate dall’Accademia del Leviatano grazie a piattaforme di opportunità (traghetti C&S Ferries e Medmar) e la sperimentazione sul marine litter è avvenuta nell’ambito del protocollo del network internazionale di monitoraggio dei cetacei da traghetti di linea coordinato dal Dipartimento Natura di ISPRA. I monitoraggi sulla Livorno-Bastia (da aprile a luglio 2013) si sono svolti per 61 ore per 1.890 Km. Qui sono 2,14 gli oggetti osservati ogni Km2 e anche in questo caso la plastica costituisce il 90,4% del totale dei rifiuti, con composizione in linea con gli altri monitoraggi: 28% di buste, 20% di frammenti. I teli di plastica salgono al 19% mentre si attestano al 7% sia le bottiglie che le cassette di polistirolo. E sono proprio le cassette di polistirolo, evidente rifiuto della pesca, a sorprendere i ricercatori della tratta Fiumicino-Ponza. In quest’ultimo caso, sono stati monitorati 470 km con 12 ore di osservazione e la densità dei rifiuti galleggianti è di 2,4 su Km2. Cospicua, anche in questo caso, la percentuale di plastica al 96,8% con ben il 33% costituito proprio da cassette di polistirolo, seguito dalle buste al 17% e dai frammenti, sempre di polistirolo, che risultano pari all’11% sul totale dei materiali plastici monitorati.