Sono stati scarcerati i due fratelli imprenditori Davide e Mario Ciaccia, proprietari del Fiuggi calcio. I gip di Teramo e Roma non hanno convalidato i loro fermi di pm eseguiti giovedì mattina perché, così come da eccezioni sollevate dai loro difensori, mancano i decreti di autorizzazione alle intercettazioni. Per entrambi i giudici, inoltre, nonostante le conversazioni telefoniche captate dagli investigatori, non sarebbe desumibile neanche il loro effettivo pericolo di fuga all’estero.
Ieri, a Teramo, di fronte al gip Lorenzo Prudenzano, anche Davide Ciaccia ha scelto la stessa linea difensiva del fratello, ossia quella di rendere solo spontanee dichiarazioni per negare ogni accusa mossa a suo carico e chiarire subito che non aveva alcuna intenzione di fuggire proprio alla luce del recente acquisto della società calcistica teramana. Allo stato attuale delle indagini le prove raccolte dalla Procura capitolina per la richiesta di fermo non convalidata si basano essenzialmente sui servizi di pedinamento da parte degli investi gatori, sugi i accertamenti documentali e poi sulle intercettazioni telefoniche. Intercettazioni che necessitano dei decreti di autorizzazione per essere utilizzabili e che in questo caso non sono stati messi a disposizione ne a Teramo, ne a Roma, facendo, così venir meno la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in relazione a tutte le ipotesi di reato addebitate in questa fase delle indagini.
Un asso nella manica per i legali dei due fratelli, difesi dagli avvocati Gianluca Tognozzi, Giorgio Martellino e Fabio Lattanzi. Ancora da decidere, invece, la parte relativa ai sequestri, per un valore nominale di circa 100 milioni di euro, che dovrà passare pure questa al vaglio della convalida del gip. Qui c’è il 60% del capitale sociale della Teramo Calcio, oltre a immobili dislocati a Roma, Fiumicino e Alatri, tre hotel a Fiuggi; il complesso religioso Colle Monfortani a Roma; lo stabile nella Capitale che una volta ospitava il teatro delle arti e poi una Porche, una Jaguar, diverse Bmw, Mercedes e Audi.
II gip, sempre ¡eri, ha ribadito che difetta anche l’ipotizzato pericolo di fuga, altro presupposto di legittimità del fermo richiesto dal la Procura di Roma, Quando Davide Giaccia parla con la sua interlocutrice nell’intercettazione telefonica, che tuttavia non può essere utilizzata, si limita a menzione la propria intenzione di costituire una corporation a Miami, con la donna che gli spiega i vantaggi fiscali. Motivo per cui, secondo il gudice, non c’è l’ipotizzato pericolo di fuga.
Le indagini adesso proseguono perché la Procura di Roma è decisa a dimostrare le accuse contro i fratelli Ciaccia di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato con l’Ecobonus, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia, e autoriciclaggio.
Teodora Poeta – Il Messaggero