Serve un esborso di 800 mila euro per rimuovere 19 relitti che inquinano il Tevere e che, anche a causa della bassa portata d’acqua del fiume, sono diventati ancora più evidenti rispetto agli anni precedenti. E maggiore, dunque, può essere il pericolo per la navigazione.
Lo scorso 25 agosto l’equipaggio del Nemo 7 della Capitaneria di Porto di Roma, ha fatto una ricognizione sul fiume per cercare di capire quale fosse Io stato delle imbarcazioni abbandonate e per le quali la Regione Lazio, d’intesa con le amministrazioni comunali di Roma e di Fiumicino, ha avviato un piano di rimozione con l’obiettivo di ripulire le sponde.
In totale, alla foce, undici carcasse si trovano tra Ponte Due giugno e il viadotto dell’aeroporto, cinque sono tra Ponte Due giugno e Capo Due Rami.
In centro a Roma, invece, c’è una motobarca di legno e ferro, lunga 15 metri, se m i affonda ta tra Ponte Marconi e il Viadotto della Magliana. Nelle stesse condizioni è un basamento di un impianto galleggiante, di cemento, grande sei metri per sei. E poi c’è una struttura lunga 18 metri e larga sei tra Ponte Giacomo Matteotti e Ponte Regina Margherita. Trai relitti, quattro sono in legno e ferro, altrettanti di legno e acciaio, tre in vetroresina.
“Dopo aver tolto il Tiber I – spiega Cristiana Avenali, responsabile dell’Ufficio di scopo dei Contratti di fiume della Regione Lazio – ora siamo impegnati a rimuovere il relitto del Tiber II. L’intervento per il solo Tiber II costerà circa 100 mila euro. In totale per tutti gli altri è prevista una spesa fino a 700mila euro.
Per la rimozione dei relitti dal Tevere ci sono una serie di passaggi da seguire. Prima di tutto va accertata la proprietà delle imbarcazioni. Poi, nel caso in cui i privati non volessero agire autonomamente (o quando non si riesce a identificarne la proprietà), le amministrazioni pubbliche sono costrette a procedere anticipando i fondi che poi saranno oggetto di rivalsa per evitare il danno erariale. Solo poi potremo procedere in danno”.