Il nuovo Ponte della Scafa non risolve i problemi viari. Non essendo prevista la demolizione del vecchio viadotto, sarebbe impossibile il passaggio delle barche, un inutile spreco di risorse e un’offesa alla nostra terra
La storia
Proseguono le valutazioni realizzative e le progettazioni del grande viadotto pensato per sostituire il Ponte della Scafa che, scavalcando il Tevere all’altezza di Tor Boacciana, unisce Ostia e Fiumicino. L’attuale ponte, costruito nel 1950 per consentire il collegamento delle due località, è stato nel tempo elemento insostituibile per la viabilità sopportando, sempre con maggiore fatica, sia maggiori flussi di traffico che nuove strade man mano che sono state realizzate. La stessa via dell’Aeroporto di Fiumicino, costruita negli anni sessanta per il collegamento con il Leonardo da Vinci, ha facilitato lo scorrimento viario ma ha di fatto contribuito al congestionamento veicolare dovuto all’aumento del traffico. Inoltre sia Isola Sacra che Ostia a partire dagli anni ottanta hanno registrato un esponenziale sviluppo edilizio con conseguente aumento demografico e viario dirottato in gran parte proprio su via dell’Aeroporto.
La crisi
Per questo è stato necessario regolamentare con dei semafori gli incroci e gli attraversamenti più pericolosi, mentre proprio a ridosso del Ponte della Scafa due attestazioni viarie hanno minato lo scorrimento del traffico: via del Ponte di Tor Boacciana da una parte e via della Scafa dall’altra. Da ultimo l’assoluta insufficienza dimensionale delle due strade che collegano il centro di Roma con le varie località del X municipio, come via del Mare e via Cristoforo Colombo, ha fatto diventare scelta prioritaria l’autostrada per l’aeroporto per raggiungere il litorale contribuendo ulteriormente a intasare via dell’Aeroporto di Fiumicino. Questo è il quadro della situazione e con estrema facilità si evidenzia che in crisi dimensionale è andato l’intero sistema viario che andrebbe adeguato completamente, sia come dimensioni, sia con accorgimenti tecnici che impedendo incroci sveltiscono lo scorrimento e impediscano gli intasamenti.
Le soluzioni
Nel dettaglio le ipotesi potrebbero essere: adeguamento dimensionale a quattro corsie di tutta via dell’Aeroporto; eliminazione degli incroci a raso mediante sovrappassi e/o sottopassi e sistemi rotatori; conseguente ampliamento del Ponte della Scafa. Questa è l’assoluta necessità per uscire dalle problematiche viarie che nel tempo sono diventate l’incubo dei cittadini sia di Fiumicino che di Ostia e zone limitrofe.
Il secondo ponte
Bisogna ricordare che una quindicina di anni fa è stato affidato al Comune di Roma l’incarico di procedere alla valutazione e alla soluzione della problematiche appena elencate. Dal “cilindro” non proprio magico è uscita fuori la soluzione: il Ponte della Scafa andava duplicato, nel senso di costruire un secondo ponte. Ovviamente la proposta ha fatto agitare il Ministero dei Beni Culturali in quanto la zona è interessata dalla presenza di innumerevoli reperti archeologici. Invece di pensare a un ampliamento dell’attuale viadotto, facile ed economico, si è pensato a un nuovo ponte, per giunta, molto alto al fine di consentire il transito anche alle barche a vela. Questo significa che lo sviluppo portuale passa attraverso l’utilizzo delle sponde fluviali per cui andrebbe regolamentata e resa sicura la foce del Tevere. Cosa assolutamente non voluta dalle associazioni ambientalistiche.
Le contraddizioni
Inoltre nel progetto non è prevista la demolizione del vecchio Ponte della Scafa, nemmeno è stata mai chiesta l’autorizzazione. Per cui l’ipotesi della navigazione per le imbarcazioni barche a vela è preclusa comunque. Che le soluzioni e i problemi, pur se accettati passivamente da quasi tutti, stridano a distanza è cosa chiara. Sono passati anni dall’aggiudicazione dell’appalto e i lavori non sono ancora iniziati per ovvie problematiche. Tenendo presente che la sola realizzazione del nuovo viadotto non risolve assolutamente i problemi viari citati si rischia di realizzare uno dei tanti monumenti inutili che offuscano la bellezza della nostra terra.
Alberto Sestante