Una mazzata senza precedenti in tempo di crisi. I romani – pendolari o meno non importa – pagheranno un “dazio” pesantissimo ai rincari autostradali decisi dal Governo Letta. Gli aumenti per chi si sposta in macchina tra la città e l’hinterland potrebbero arrivare, stando alle prime proiezioni, a circa 125 euro all’anno. La stangata, ovviamente, sarà ancora più pesante per chi ha un’azienda con camion, furgoni e rimorchi. Un esempio per tutti: la tariffa Roma-Tivoli sulla A24, una direttrice frequentatissima, passa (per le autovetture) da 1.90 a 2.10 euro, con un balzo improvviso rispetto all’anno scorso del 9.52 per cento. Il quale, è inevitabile, si trasferirà su tutti noi. O attraverso un aumento delle merci trasportate o attraverso una riduzione del denaro a disposizione delle famiglie.
Gli aumenti sono entrati in vigore dal 1° gennaio ma c’è voluto qualche giorno per capire che il provvedimento firmato dai ministri Saccomanni (Economia) e Lupi (Trasporti) si tradurrà per Roma in una stangata.

Tutta l’area a ridosso della periferia est – Lunghezza, Castel Madama, Tivoli, Vicovaro, Gerano e tutta la Valle dell’Aniene – pagherà a caro prezzo la decisione. Il pedaggio per Lunghezza, una delle uscite più utilizzate dai romani che vivono e lavorano a cavallo della Roma-L’Aquila, passa da 1.50 a 1.60 euro (+6,25%), quello per Tivoli da 1.90 a 2.10 (+9.52%). Gli aumenti decisi per la A24 sono, in assoluto, i più alti in tutta Italia. Entrare e uscire a Castel Madama costerà, ogni giorno, 40 centesimi in più. Possono sembrare spiccioli ma non lo sono: provate a moltiplicare per una media di venticinque giorni lavorativi al mese e per dodici mesi e avrete il risultato: 120 euro in più rispetto al 2014.

I “MISTERI”
La mazzata, come se non bastasse, è anche avvolta da qualche banco di nebbia. Prendiamo, ad esempio, l’uscita Fiano Romano. Il nuovo pedaggio, secondo gli operatori del numero verde di Autostrade per l’Italia, è di 1.50 euro, con un aumento di 10 centesimi. La cosa – anche qui le cifre sono solo apparentemente modeste – riguarda decine di migliaia di persone che lavorano a Roma ma vivono in Sabina. Ma ieri alcuni automobilisti hanno continuato a pagare 1.40 come prima. Abbiamo richiamato il centralino gratuito (840042121): «Il nuovo costo, secondo il computer, è uno e cinquanta: cosa possiamo dire?». Misteri che aggiungono rabbia al malumore.
La legnata naturalmente non riguarda solo i pendolari. L’uscita di Orte sulla A1, per decine di migliaia di romani con radici in Umbria o nelle Marche, è un passaggio obbligato. Osservate la tabella in alto: da 4.20 e 4.40 euro (+4.54%). E se l’uscita è Ponzano-Soratte (dove c’è anche un grosso centro commerciale, un cosiddetto outlet) la batosta è del 7,69%. Le tariffe per Roma-San Cesareo e Roma-Monte Porzio Catone, sulla parte sud dell’autosole, sarebbero invariate. Ma ci sono, anche in questo caso, informazioni discrepanti. Va male anche per chi usa spesso il casello di Valmontone: da 2 euro a 2.10. Poco? Venti centesimi al giorno, cinque euro al mese (contando i lavorativi), sessanta l’anno.

VERSO L’AEROPORTO
La mazzata non risparmia neppure chi utilizza la Roma-Civitavecchia (A12): c’è l’aeroporto di Fiumicino di mezzo e non serve un esperto di “flussi veicolari” per immaginare le ripercussioni dei rincari. L’aumento medio su tutta la direttrice è del 4.34%. Alla barriera di Roma-Ovest, all’altezza di Maccarese, si sborseranno a ogni passaggio dieci centesimi in più. Che diventano ben quaranta per chi deve arrivare a Civitavecchia, il più grosso porto del Tirreno centrale, con un continuo via-vai da e per Roma. I numeri sono questi e raccontano, implacabilmente, di un salasso e di una “filosofia” del prelievo che non promettono niente di buono.

Luca Lippera, Il Messaggero.it