Tanto tuonò che piovve. Così recita il famoso detto popolare. E il paragone è estremamente calzante alle problematiche viarie legate al Ponte della Scafa e a via dell’Aeroporto di Fiumicino. Da ormai troppo tempo si parla di questa gravissima incompiuta che costringe a lunghissime file di auto lungo la sede stradale e infligge al resto del territorio un condizionamento senza pari. Finite le grandi limitazioni alla libertà di movimento dovute alla pandemia in corso, piano piano si sta rimettendo in moto tutta la catena lavorativa e commerciale per cui l’aumento del traffico era la logica conseguenza. Quindi, inesorabilmente e inevitabilmente, sono riprese le asfissianti file di traffico nelle ore di punte della mattina e del pomeriggio fino a sera dall’aeroporto a Ostia passando per Isola Sacra.
Evitiamo la facile polemica sulla possibilità di eseguire eventuali opere occorrenti durante il periodo di blocco ma limitandosi solo al quotidiano dobbiamo rilevare che, anche se con grande ritardo, l’Anas ha iniziato i lavori di risanamento del Ponte della Scafa. Il cronoprogramma presentato prevede prima i lavori all’impalcato da eseguire principalmente da sotto il Ponte tramite un battello di appoggio e poi, solo alla fine, la ristrutturazione superficiale della sede stradale con il ripristino delle condizioni dimensionali precedenti le attuali limitazioni. E per tali lavorazioni è prevista anche l’istituzione di ulteriori limitazioni al traffico tramite sensi unici alternati. Ovviamente tutti comprendiamo che fare una nuova sede stradale senza eliminare il traffico non è possibile, come peraltro risulta difficilissimo realizzare una viabilità alternativa provvisoria nella zona. Ma sappiamo pure che tutto questo significa altri sette-otto mesi in queste condizioni con momenti anche peggiori quando si passerà alla sede stradale.
Insomma non è una buona prospettiva perché comunque, una volta che l’Anas avrà ultimato i lavori, potremo ritornare nella migliore delle ipotesi “finalmente” alle vecchie file di traffico che allietavano le nostre mattine e nostri pomeriggi. Si, perché il ripristino del Ponte della Scafa eliminerà il parziale attuale restringimento della sede stradale ma resteranno irrisolti tutti i vecchi problemi del traffico di cui si parla da tantissimi anni e di cui non si vede nessuna soluzione.
Se consideriamo che, nel frattempo, allo scopo di migliorare un poco lo scorrimento su via dell’Aeroporto di Fiumicino si è anche chiuso l’incrocio con via Trincea delle Frasche (penalizzando pesantemente tutta la zona) e una volta finiti i lavori del ponte sarà, presumibilmente, riaperto l’incrocio con ulteriori problemi. Considerando che del “famoso” faraonico viadotto che dovrebbe costruire il Comune di Roma in alternativa al Ponte della Scafa (che comunque risolverebbe esclusivamente i problemi di attraversamento del fiume) non ne parlano più nemmeno le persone incaricate, sarebbe opportuno e necessario cercare di mettere in campo urgentemente sia soluzioni parziali immediate che definitive.
Occorre, in attesa di opere significative, eliminare tutti i possibili incroci che rallentano fortemente lo scorrimento. Accertato che sotto il rilevato di via dell’Aeroporto sono presenti due passaggi stradali in prossimità del Ponte della Scafa e dato per scontato che, nonostante i divieti esistenti, moltissime auto che provengono da Ostia una volta superato il Ponte svoltano (anche commettendo infrazione) a sinistra per accedere a via della Scafa si potrebbe realizzare con poca spesa una uscita provvisoria a destra che passando sotto al rilevato esca su via della Scafa senza procurare intralcio. Per evitare una “grande opera”, la svolta a destra potrebbe essere obbligatoria per tutte le auto a esclusione di mezzi pubblici. Come dalla parte del Comune di Roma sarebbe opportuno chiedere di realizzare una soluzione alternativa alla svolta a sinistra prima del ponte.
Resta ancora irrisolta l’ultimazione della viabilità alternativa per l’esecuzione del rifacimento del viadotto di via dell’Aeroporto ma trattandosi di lavori in programma per la fine del 2022 il tempo (non tantissimo) ancora c’è. Staremo a vedere.
di Alberto Sestante