Era stata programmata lo scorso 9 dicembre e poi annullata causa l’avanzata dell’ondata Omicron, ora l’assemblea popolare organizzata dal Comitato “I Tavoli del Porto” contro la realizzazione nella zona del vecchio Faro di un nuovo porto turistico con attracchi per navi da crociera, si terrà il 5 febbraio alle ore 10 in Piazza Grassi a Fiumicino.

“Si discuterà – si legge nella nota dei Tavoli del Porto – della spinosa questione della portualità di Fiumicino per poter creare un tavolo di confronto che le Istituzioni continuano a negare alla cittadinanza: prenderanno parola alcuni esponenti delle numerose associazioni che compongono I Tavoli del Porto, con la possibilità per chiunque di contribuire intervenendo”.

Un fronte del ‘no’ che si è  allargato via via a macchia d’olio, a Fiumicino, tanto è vero che, alla vigilia del rinvio della mobilitazione, era stata massiccia l’adesione annunciata all’assemblea convocata dai ‘I Tavoli del Porto’ che riunisce le rappresentanze di associazioni ambientaliste e cittadine.

“Insieme a tutte le realtà associative –  prosegue la nota del Comitato –  rappresentate nel comitato Tavoli del Porto, e alle associazioni ambientaliste a livello reginale e nazionale , esprimiamo forte preoccupazione per le gravi conseguenze che tali approdi, previsti addirittura in due siti del Comune, inevitabilmente produrrebbero dal punto di vista ambientale e sociale.

Comitati  ed associazioni esprimono timori per le ‘voci’ di realizzazione, nell’area dove naufragò il progetto del Porto turistico della Concordia, di un Porto per l’attracco di Grandi Navi da crociera, con le conseguenze immaginabili sull’ambiente, su l’erosione del litorale, l’inquinamento marino e atmosferico, e dal punto di vista infrastrutturale e logistico la congestione del traffico già oggi in grande difficoltà in termini di viabilità”.

Già un anno fa il Comitato “I Tavoli del Porto”, a seguito delle  dichiarazioni del Sindaco Montino sul grave stato di degrado del vecchio Faro e dell’area circostante, avevano reso noto come si aspettavano dal Sindaco “coerenza comunicativa con le sue dichiarazioni e far seguire i fatti alle parole, chiedendo formalmente alla Regione Lazio e al Presidente Zingaretti di revocare la concessione”.

Il Comitato “I Tavoli del Porto” inoltre aveva inoltre chiesto al Sindaco “di sostenere un piano di riqualificazione urbanistica ed ambientale della zona, che veda al centro il recupero e la riaccensione, anche simbolica del Faro, il proseguimento della pista ciclabiledel lungomare, la riapertura della spiaggia, la ricostruzione dei bilancioni e la realizzazione di aree per sport nautici e acquatici. Un piano semplice e ambizioso, ma in armonia con i tratti caratteristici del territorio ed il senso di appartenenza di quei luoghi cari ai cittadini.  Un intervento di riqualificazione che possa rappresentare, senza stravolgere il territorio, un polo attrattivo che faccia da volano per l’economia turistica del litorale”.

“Il porto turistico – fanno notare i membri dei ‘Tavoli del Porto’ – è ancora una minaccia per Fiumicino.
Negli ultimi mesi infatti  è trapelata la notizia che l’asta per la concessione demaniale dell’area costiera di Fiumicino Sud, dove si doveva realizzare il Porto, è stata aggiudicata alla società Royal Caribbean.

Dopo le prime due aste di marzo e di luglio andate deserte, il prezzo della concessione è stato ridotto a pochi milioni di euro rispetto alle centinaia del valore iniziale, tramite il meccanismo di aste al ribasso e svendita di patrimoni pubblici che grandi società finanziare sanno sfruttare molto bene.

Ad oggi, sappiamo che la variazione del progetto da porto turistico a crocieristico che propone Royal Caribbean, richiede una nuova valutazione ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente.

Purtroppo, il sindaco e la giunta comunale si limitano solo a fare da spettatori di quanto accade sul territorio di Fiumicino.

La realtà è che il porto crocieristico non è ancora una certezza, per questo crediamo fortemente che sia necessario incontrarci per ricordare tutte le criticità che un’opera di queste dimensioni produrrebbe, specialmente in un contesto ambientale cosi delicato”.