Un anno da presidente. Un anno alla guida del Fiumicino Calcio. Simone Munaretto s’è raccontato. Ha tirato fuori gioie e delusioni. Fatiche e grattacapi. L’orgoglio di una passione, di un’avventura, di un ideale tutto rossoblù. “È stato un anno faticoso, pieno di impegni e per nulla al termine. Abbiamo tante squadre impegnate in numerosi tornei in giro per il Lazio e non solo. Questa stagione è volata. Come sempre accade quando gli impegni si susseguono estenuanti il tempo sembra correre più veloce di tutti, contrariamente ai minuti che si trasformano in attimi eterni quando sei su quella tribuna dello stadio Desideri. Ho cercato di essere presente più che ho potuto, per incitare e soffrire con tutte le squadre del Fiumicino. Soddisfatto? Sì. Abbiamo lavorato tantissimo, il Garbaglia è migliorato ancora, l’aria che si respira è splendida, per i ragazzi di Fiumicino è ormai un punto di aggregazione, un luogo dove incontrarsi e passare i pomeriggi. Li abbiamo tolti dalla strada e dalla play station. Un anno costruttivo e proficuo. Sbagli? Tanti, tutti insieme. Inevitabile. Ma abbiamo voglia di migliorare e questo è importante. Il prossimo passo? Vogliamo regalare ai ragazzi un campo in erba al Garbaglia. Tra giugno e luglio ci lavoreremo, così come miglioreremo gli spogliatoi. Vogliamo crescere e lo dimostriamo anche da queste piccole, grandi cose”.La prima squadra. “All’interno di una società calcistica ci sono tanti mondi, e credo che il lavoro più grande sia proprio far coesistere questi mondi. La prima squadra è uno di questi. Ho cercato di amalgamare la prima squadra a tutto il mondo rossoblù e gli allenamenti al Garbaglia hanno aiutato. Le famiglie hanno cominciato a sentire loro il Fiumicino e piano piano questa sorta di fusione c’è stata. Vedere i ragazzi piccoli che supportavano e con molta riverenza guardavano ai loro beniamini sperando un giorno di ricalcare le loro orme è qualcosa di speciale. Qui al Garbaglia quando si parla del Capitano non ci si riferisce a Totti o chissà quale campione lontano anni luce dalla loro vita, ma a Maferri il capitano del Fiumicino Calcio. Questo per noi è un vanto”.“I bambini oggi sognano non di giocare in chissà quale squadra ma esordire con la maglia del Fiumicino. Questo volevamo costruire e questo siamo riusciti a ottenere. Abbiamo lavorato per realizzare una prima “squadra a zero”, significa zero rimborsi. Perché volevamo dare un’immagine diversa del calcio. Il Fiumicino Calcio non è una squadra ma una famiglia. I ragazzi hanno fatto i salti mortali per poter indossare questa maglia. Chiudere terzi a soli 4 punti dalla prima classificata è stata una grande impresa anche se i miei giocatori avrebbero meritato la prima posizione e la promozione”.“Il prossimo anno questa politica non cambierà. Quei pochi soldi che ci sono cerchiamo di utilizzarli per il Garbaglia: vogliamo che diventi sempre di più un luogo di riferimento per bambini e ragazzi soprattutto chi non può permettersi di pagare delle rette alte, la nostra è una delle più basse della Regione Lazio”.“La stagione è stata stupenda, cominciata non nel migliore dei modi, per diversi motivi. Siamo partiti dal nulla e grazie a mister Venturini siamo riusciti a creare una squadra da zero. Non è stato facile amalgamare il gruppo, trasmettergli la giusta alchimia, infondere loro la consapevolezza di potercela fare. C’è voluto tempo. Il girone d’andata è servito a questo. E i risultati si sono visti nel girone di ritorno: undici vittorie su quindici partite: devastante.”“Il Caere ci è stata superiore, la seconda classificata ci è stata superiore ma non sul campo. Il Desideri è stata una cosa indescrivibile: 13 vittorie e 3 pareggi, mai una sconfitta, in svantaggio solo una volta su quindici partite, una differenza reti casalinga impressionante. Secondo migliore attacco: un solo gol dal Caere. Quarta miglior difesa: superata solo da squadre che però hanno fatto venti gol di meno. È stato un anno di passione. L’attimo più emozionante? Il cross di Anselmo Orlando per la testa di Benedetti: gol contro i Vigili Urbani. Ho provato una soddisfazione così grande da piangere di gioia. Ricordo di aver abbracciato Vincenzo Orlando, che piangeva anche lui. Sì perché è facile scartare gli uomini quando non sono all’altezza o assumono comportamenti non consoni, è facile cambiarli come si cambiano i calzini, ma molto più difficile è ottenere il meglio dagli uomini di cui si dispone”.“Mister Venturini è riuscito a tirare fuori il meglio da tutti. E sottolineo tutti. Ed è proprio questo il suo grande merito. Ovviamente qualcuno ha sbagliato e continuato a sbagliare negli atteggiamenti, ma al Fiumicino non scartiamo, proviamo a migliorare. Un’altra grande emozione per me è stata vedere il mio socio e fraterno amico, un mio idolo calcistico, Christian Lodi, vestire rossoblù e non contento fare ancora 19 goal per questa maglia. Come non menzionare, poi ancora una volta, il sacrificio e l’amore del nostro grande capitano Alessandro Maferri, un professionista serio, 750 chilometri a settimana per condurre la squadra più in alto possibile. Una parola buona per chiunque, corretto in campo e fuori. Prezioso. Un plauso va anche a tutti gli altri: da chi ha giocato meno a chi di più. Dal profondo del cuore grazie a tutti”.