“Le alluvioni del 16 dicembre 2008, del 27 ottobre 2011, del 18 maggio 2012 e del 3 febbraio 2014, sono una realtà che non possiamo ignorare. I ricordi di quei giorni sono ancora vivi in tutti noi. Nessuno può credere che basti il potenziamento di un’idrovora per risolvere il problema. È ora di prendere coscienza della reale situazione e di sviluppare un piano di insieme, attivando interventi strutturali sull’intera rete di drenaggio e adeguate attività di manutenzione ordinaria sui canali. È necessario adattare finalmente lo sviluppo urbanistico alla realtà del territorio e non il contrario, nella speranza che vada tutto bene… Di Genesio Pagliuca insiste sul carattere lugubremente “tombale” del decreto 42, ma si tratta di una definizione quantomeno bizzarra, considerato che il decreto ha lo scopo di mettere in salvo vite umane, e ad essere tumulate sarebbe solo la speculazione edilizia e la cementificazione selvaggia del nostro territorio! Ma cerchiamo di capire meglio quali sono le prescrizioni ed i vincoli posti dal decreto in questione. Le norme del Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Tevere (P.A.I.), adottate con la deliberazione n. 127 del 23 dicembre 2013 dal Comitato Istituzionale, descrivono, agli articoli 14, 28 e 31, cosa può essere fatto nelle zone di massimo rischio, ossia in quelle definite R4. Come si può leggere chiaramente, (le norme sono disponibili sul sito della stessa Autorità di Bacino) sono ammesse alcune attività, mentre altre sono condizionate dalle criticità territoriali. Sono permessi gli interventi sugli edifici, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, sia private che pubbliche o di pubblica utilità, di manutenzione ordinaria, e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, nonché le opere interne e quelle relative all’abbattimento delle barriere architettoniche, comportanti anche la modifica di destinazione d’uso ma senza aumento del carico urbanistico, quindi anche altre trasformazioni, ben descritte nell’articolo 28. Il che ci porta a dire che le affermazioni del Sindaco in Consiglio Comunale, che diceva che non fosse possibile nemmeno realizzare una scala interna in una abitazione esistente, erano completamente sbagliate. Per quanto riguarda invece l’aumento del carico urbanistico, la variazione andrebbe analizzata specificatamente rispetto al Regolamento Edilizio Comunale, verificando la presenza di un reale aggravio del carico urbanistico e la possibilità di effettuarlo nelle diverse zone con specifiche destinazioni d’uso (ad esempio residenziale, commerciale, industriale) definite dal piano regolatore. In sintesi l’incremento del carico urbanistico per una variazione di destinazione d’uso dipende da diversi fattori, e il decreto 42 lo limiterebbe solo in quelle aree dove sussiste un rischio elevato. È importante notare però che anche per queste zone sussiste la possibilità di edificare, realizzando al contempo opere a scomputo che abbassino il livello di rischio, secondo le indicazioni fornite dall’ ABT. È evidente che la visione della città non può essere quella di un’espansione acritica rispetto ai rischi che si corrono nel nostro territorio, e definire “tombale” la mappatura del rischio significa avere una visione “di parte” e limitata. È preoccupante che ad avere questa visione sia proprio l’ Assessore, che non comprende che si tratta di uno strumento di pianificazione sempre modificabile in base agli studi e alle azioni di salvaguardia che si riescono a realizzare, e di una straordinaria opportunità per cominciare a fare scelte di sviluppo differenti, volte a contenere e prevenire i rischi e i costi dei danni futuri. La programmazione di uno sviluppo sostenibile è una necessità che non può essere ulteriormente rimandata, in quanto la comunità cittadina, già duramente colpita, non potrebbe sopportare i costi di un’ altra alluvione. È opportuno a questo punto fare chiarezza in merito agli studi specifici ed alle azioni intraprese dal Comune di Fiumicino.Gli unici documenti di cui non abbiamo preso visione, sono gli studi specifici sul territorio di Fiumicino che l’Assessore dichiara di aver presentato prima all’ABT e poi alla Regione Lazio, ed in base ai quali è stato chiesto il ritiro del decreto nella sua totalità. È importante capire che il ritiro del decreto in toto, comporterebbe ricominciare daccapo l’intero iter istruttorio per tutto il territorio mappato, con una considerevole perdita di tempo quantificabile addirittura in anni, mentre l’aggiornamento parziale, come per altro sta facendo il Comune di Roma per il bacino idrografico delle Acque Basse, è una procedura più veloce che permetterebbe di ottenere la nuova perimetrazione nel giro di pochi mesi. Perciò l’azione più rapida ed efficace sarebbe non tanto quella di chiedere l’annullamento del decreto 42, ma piuttosto subito dopo l’emissione dello stesso, presentare una richiesta di aggiornamento della mappatura del rischio, presentando uno studio idraulico aggiornato specifico per il Comune di Fiumicino. La procedura per richiedere l’aggiornamento di una mappatura esistente è ben definita nelle norme del Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Tevere (P.A.I.) e facilmente riscontrabile al comma 5 dell’articolo 43 delle norme del Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Tevere (P.A.I). Anziché brandire lo spettro di azioni legali che potrebbero fallire, e certamente avere dei tempi lunghissimi, sarebbe sicuramente più efficace e rapido, avviare la richiesta di aggiornamento secondo le modalità previste dalla procedura. Anche perché, attualmente, e questo occorre ricordarlo, su Isola Sacra è ancora presente il vincolo di rischio R4 per effetto dell’esondazione del Tevere e i tempi di realizzazione del famoso argine e di deperimetrazione saranno certamente più lunghi rispetto a quelli con cui si otterrebbe l’aggiornamento della mappatura del rischio proposta con il decreto 42. Pertanto chiedere l’annullamento del decreto 42 è una azione che non comporta nessun beneficio per i cittadini vittime dell’annosa vicenda, che rimarrebbero comunque nella situazione attuale, mentre a beneficiare del ripristino dello status quo ante, sarebbero con ogni probabilità le grandi opere, come ad esempio quelle che riguardano l’espansione dell’aeroporto. In questo contesto, la polemica personale e di partito è sterile quanto inutile e non fa che distrarre i cittadini dal vero problema della tutela e dello sviluppo sostenibile del territorio, che è una questione di importanza vitale addirittura per la sopravvivenza stessa del nostro Comune”.
Fabiola Velli
Portavoce m5s Fiumicino