Siamo invasi dagli alieni! Da Fregene a Passoscuro, passando per Focene, Fiumicino, Maccarese, Torre in Pietra fino ad Aranova, gli alieni hanno ormai conquistato la Riserva Naturale Statale “Litorale Romano”. A fare la parte degli extraterrestri sono in questo caso gli animali. Una specie si dice “aliena”, detta anche alloctona o esotica oppure introdotta, quando proviene da un continente lontano per effetto della globalizzazione o semplicemente per un capriccio estetico, per l’azione diretta o indiretta dell’uomo. Sono arrivate accidentalmente o intenzionalmente, in località distanti migliaia di chilometri dal loro habitat naturale originario. Non solo animali ma anche vegetali che mettono in pericolo la biodiversità dei paesi che raggiungono. Queste specie si riproducono e possono creare gravi danni all’ambiente e all’economia locale. In Italia non ci facciamo mancare nulla: solo per citare gli esempi più noti, siamo ormai invasi da nutrie, scoiattoli grigi americani, gamberi della Louisiana e testuggini dalle guance rosse. A testimonianza di questa invasione sono le continue segnalazioni dei residenti delle località della città di Fiumicino, di gruppi sempre più numerosi di pappagalli dal colore verde brillante. I cittadini cominciano a farsi delle domande: da dove vengono? Come fanno dei pappagalli a vivere qui da noi? Come ci sono arrivati? Le teorie e le supposizioni sono tra le più bizzarre: saranno arrivati con qualche nave oppure aereo? Oppure li hanno liberati per rendere le nostre località più belle? O ancora si sono spostati perché ormai da noi il clima è tropicale? E allora qual è la verità sui pappagalli? Molto più semplice del previsto. La loro storia comincia negli anni ’90. A quell’epoca molte famiglie di Roma decisero di comprarsi e allevare dei pappagalli. Dopo qualche anno, come tutte le mode, anche la passione per questi variopinti volatili finì. In tanti aprirono le gabbie e li liberarono. Così, grazie alla loro grande propensione all’accoppiamento e al clima di Roma, sempre più mite, i pappagalli si sono moltiplicati a dismisura. Da alieni sono diventati autoctoni, e ormai sono svariate decine le coppie che nidificano a Roma. Qui da noi, sul litorale, gli avvistamenti sono tanti e quasi quotidiani. Si chiamano Parrocchetti e sono di due specie: il Parrocchetto dal collare (Psittaculakrameri) originario delle zone tropicali e subtropicali dell’Africa Sub-sahariana e dell’Asia, e il Parrocchetto monaco (Myiopsittamonachus) originario delle zone sub-tropicali del Sud America (Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Brasile). In Italia il Parrocchetto dal collare, dalla metà degli anni ’90, è considerata specie nidificante naturalizzata. I nuclei più consolidati sono in Liguria, Lazio, Campania e Sicilia. La sottospecie presente in Italia è probabilmente quella asiatica, P. k. manillensis. A Roma si hanno dati di presenza di una coppia tra il 1978 e il 1984, ma le prime nidificazioni sono state accertate a Villa Borghese e al Parco della Caffarella nel 2002. Successivamente la nidificazione è stata riconfermata per il Parco della Caffarella e accertata anche in altre ville storiche della capitale e nella pineta litoranea di Castelfusano. La specie nidifica in parchi, giardini e ville storiche,in minor parte anche in boschi di conifere e latifoglie e utilizza cavità di diversa natura. Alcuni dati evidenziano una predilezione per il Pino domestico dove collocare il nido, soprattutto nel litorale romano, mentre a Roma la nidificazione è avvenuta principalmente su Pioppo nero. Nell’area romana il Parrocchetto dal collare è in espansione, con avvistamenti anche al di fuori dei siti noti specialmente lungo la fascia costiera. Ecco perché da noi la sua presenza sta aumentando in modo esponenziale. Anche il Parrocchetto monaco, in Italia da metà degli anni ’90, è considerato nidificante naturalizzato, con nidificazioni dagli inizi anni ’80 in alcuni centri urbani. I nuclei più consolidati sono localizzati in Lombardia, Lazio e Puglia; più instabili in altre regioni. Nel Lazio le nidificazioni certe hanno riguardato il Parco della Caffarella, la Pineta di Castelfusano e Ostia Antica. Nidificazioni eventuali sono state registrate per la Città del Vaticano e per Villa Pamphili. Nel 2009 nel sito di Ostia Antica hanno nidificato almeno 12 coppie. A Roma i primi tentativi risalgono ai primi anni ’90 in seguito a rilasci da parte di privati, ora la popolazione è consolidata nel Parco della Caffarella e a Villa Pamphili e si aggira intorno alle 100-200 coppie, in costante crescita. È nidificante sin dalla metà degli anni ’80 nel litorale romano con due colonie in località Infernetto-Castelfusano e Ostia Antica-Dragona. Naturalmente la diffusione di queste due specie porta dei problemi e a rischio è sempre la biodiversità. Il Parrocchetto dal collare è una specie opportunista e un potenziale competitore con le specie autoctone nell’occupazione dei siti di nidificazione: per esempio utilizza cavità negli alberi per nidificare come il nostro Torcicollo, Picchio muratore e Picchio rosso maggiore. La tipica modalità di riproduzione del Parrocchetto monaco invece, che consiste nella costruzione di grandi nidi, può provocare danni sia ad alberi ornamentali presenti nei parchi cittadini, sia a tralicci della corrente elettrica. Entrambe le specie provocano nelle aree di provenienza molti danni alle colture agricole; in Italia, per ora, hanno una localizzazione sostanzialmente urbana, ma non è detto che in futuro, vista la loro elevata invasività, non possano produrre danni all’agricoltura. Come altri pappagalli, sono un vettore naturale di Chlamydiapsittaci, l’agente responsabile della diffusione della psittaccosi nell’uomo, anche se in Europa non sono stati documentati casi di trasmissione da pappagallo a uomo. È fondamentale a questo punto studiare le interazioni con le specie autoctone in modo tale da poterne individuare e valutare il possibile impatto. È indispensabile inoltre monitorare e studiare sia i siti di nidificazione e la loro distribuzione, come il tasso d’espansione delle popolazioni al fine di poter pianificare un’adeguata strategia gestionale qualora le specie mostrassero caratteristiche di invasività.
di Riccardo Di Giuseppe / Naturalista, Resp. Oasi Wwf Litorale Romano