Da Civitavecchia a Fiumicino, i sindaci chiedono una nuovo ente di riferimento distinto da Città Metropolitana di Roma Capitale: “C’è un forte disagio per i tanti vincoli”

I rumors circolavano da tempo. Alcuni sindaci dei comuni del litorale romano avevano iniziato a sentirsi e a sondare il terreno per verificare la possibilità di riunirsi in un nuovo ente di riferimento distinto da quello di Città Metropolitana di Roma Capitale. Una “nuova Provincia del litorale” dove trovare più autonomia, risorse e spazi per gestire territori molto grandi con economie in forte sviluppo ma alla fine con margini di manovra troppo stretti per chi ambisce a modificare le reti dei servizi e delle infrastrutture esistenti.

Contatti, scambi di vedute, ipotesi che lunedì scorso hanno mosso un passo importante, una prima riunione a Fiumicino in un locale per passare dalle parole ai fatti. Secondo alcune indiscrezioni ce ne erano tanti presenti. L’idea sarebbe quella di accorpare municipi importanti, da Civitavecchia a Fiumicino, passando per Tarquinia, Tolfa, Allumiere, forse anche virando verso il lago di Bracciano, proseguendo per Cerveteri, Santa Severa, Santa Marinella, Ladispoli. Una super Provincia con una grande estensione e una proporzionata popolazione capace di erodere una fetta importante a quei 4,2 milioni di residenti di Città Metropolitana e i suoi confini.

“Il motivo è semplice – spiega chi ha assistito a queste prime intese – c’è un forte disagio nei confronti di Città Metropolitana e a un sistema di vincoli spesso asfissiante che impedisce alle nostre programmazioni di potersi sviluppare. Vogliamo gestire al meglio le risorse, i fondi, i progetti, senza trovare ogni volta paletti”.

Un’insofferenza quotidiana nata da una difficoltà strutturale delle organizzazioni municipali che hanno bisogno di autorizzazioni per ogni programma di sviluppo  restando strette in una morsa senza uscita. Da un lato le esigenze del territorio, i programmi per migliorare la qualità della vita dei cittadini che chiedono servizi, nuove infrastrutture adeguate ai tempi, dall’altra un sistema troppo vincolante con tempi lunghissimi di approvazione e soprattutto risorse non adeguate alle esigenze.

Tra l’incudine e il martello i sindaci cercano ora una via di uscita, uno nuovo scenario con soluzioni capaci di permettere quello scarto essenziale per fare un balzo in avanti.

Il Comune di Fiumicino, dove è avvenuta la riunione, sembra uno dei più convinti sostenitori della nuova Provincia del litorale. Negli uffici c’è chi dice che già si stanno preparando gli atti necessari per intraprendere la strada verso il nuovo ente territoriale, un programma di decentramento economico con tanto di delibere da presentare all’esame del Consiglio comunale.

Del resto con i suoi 213 chilometri di estensione Fiumicino, è più grande di quello di Milano, va da Fiumara Grande, in pratica Ostia, fino a quasi al confine con Ladispoli, 24 chilometri di costa con la campagna di Testa di Lepre che sfiora Boccea e la Storta. Eppure dispone di un corpo di Polizia locale che non supera le 80 unità, più della metà delle quali assorbite dall’aeroporto. Un gigante con gli «organici di argilla» anche per quanto riguarda le forze dell’ordine che non riescono a controllare un territorio immenso.

Nonostante al suo interno si trovino realtà economiche di grande importanza, come lo scalo del Leonardo Da Vinci, l’Interporto, la Nuova Fiera di Roma, Commercity, i più grandi centri commerciali d’Italia come Parco Da Vinci e Leonardo. E che ora grazie al Giubileo potrebbe essere investito da più di 500 milioni di euro per realizzare il nuovo Porto turistico con molo crocieristico, mentre si aspetta l’inizio dei lavori di quello Commerciale. Una “Città Metropolitana” di fatto e di diritto alla ricerca di nuovi spazi di manovra.