“Come volevasi dimostrare, Ita sarà venduta: lo hanno confermato oggi il premier Draghi e il ministro dell’Economia Franco. Franco ha spiegato che inizialmente il Mef manterrà una quota di minoranza che potrà essere venduta successivamente e che ci sono già dei soggetti interessati. Possiamo ufficialmente dire che l’Italia non avrà più una compagnia di bandiera.

Del resto, purtroppo, avevamo ampiamente previsto che la vicenda Alitalia/Ita si sarebbe conclusa in questo modo. Lo abbiamo detto decine di volte, negli scorsi anni e specialmente nell’ultimo anno. Era il 10 aprile del 2021 quando, davanti alle prime notizie su una possibile asta del marchio di Alitalia, delle trattative sugli slot, del drastico ridimensionamento della flotta e del personale, avvisavo che quella strategia avrebbe portato all’inevitabile uscita dell’Italia dal comparto dell’aviazione civile. E non solo da quello internazionale: perfino da quello nazionale.

Il 24 agosto scorso, poi, facendo nostre le preoccupazioni del prof. Arrigo, paventavamo il pericolo che il piano industriale di Ita fosse inadeguato e che la compagnia avrebbe avuto vita breve. Avevamo il timore, evidentemente fondato, che l’unico risultato che si sarebbe ottenuto era l’uscita del nostro Paese dal comparto. Ita è nata il 14 ottobre del 2021 e appena 4 mesi dopo è già in vendita. L’unica cosa fatta è stata distribuire posti di potere e mandare sul lastrico intere famiglie di lavoratrici e lavoratori. Lo trovo scandaloso.

Abbiamo provato in tutti i modi, con i mezzi che un’amministrazione comunale ha a disposizione di farci ascoltare, di proporre alternative, di ottenere almeno un confronto. Tutti tentativi andati a vuoto. Non ci resta che constatare la svendita di un ulteriore asset produttivo fondamentale per l’Italia che, in questo modo, non giocherà alcun ruolo nella gestione dei flussi turistici. E questo nel Paese più visitato d’Europa, secondo i dati ufficiali.

Ma constatiamo anche che, uno ad uno, si stanno smantellando tutti i settori produttivi cruciali: è stato così per l’acciaio, per l’enogastronomia, per le grandi aziende agroindustriali, per l’automobile. Qualcuno ha deciso che questo Paese non debba produrre più niente. A parte il Pnrr, che non si sa bene in che direzione sia andato e che sta già accumulando grandi ritardi, qualcuno abbia il senso civico e si assuma la responsabilità morale di spiegare in che direzione si pensa di portare lo sviluppo economico dell’Italia nei prossimi 20 anni”.

Il sindaco Esterino Montino.