“Una giornata simbolo il 25 novembre, cui debbono seguire azioni concrete e adeguate alla battaglia contro tutte le forme di violenza sulle donne. La respiriamo tutti i giorni, questa subcultura patriarcale che ancora oggi, in modo subdolo e infimo, tende a vedere le donne come proprietà dell’uomo o comunque subalterne.
Una cultura che di certo non si è interrotta con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che solo sulla carta ha riconosciuto alla donna una condizione di completa parità con l’uomo. C’è stato poi bisogno di un lungo percorso culturale, ben lontano dal concludersi, per arrivare alla presa d’atto sociale della consapevolezza che oggi le donne hanno conquistato.
La battaglia contro questo substrato socio-culturale, fatto anche di stereotipi radicati, è tutt’altro che vinta e la strada da percorrere è ancora lunga e costellata di resistenze. È per questo che chiediamo al Comune un impegno maggiore a promuovere iniziative che affrontino la violenza di genere a 360 gradi, dentro e fuori le scuole, e soprattutto di farlo con professionalità qualificate, dotate della comprovata esperienza necessaria a scegliere le giuste parole, la sensibilità adeguata e la giusta autorevolezza per affrontare delle tematiche che troppo spesso vengono trattate in modo semplicistico, ideologico e, in alcuni casi, in modo assolutamente incompetente e dannoso.
Basta uno slogan (sbagliato? o frutto di questo substrato culturale?) su una locandina di associazione con la quale l’amministrazione ha organizzato l’unico evento istituzionale del 25 novembre per tornare indietro anni luce. Rivolgersi alle donne con il messaggio ‘Smettila di farti picchiare da tuo marito’ – perché oltretutto diventi cattivo esempio per i tuoi figli – è non solo inopportuno, ma profondamente pericoloso, perché veicola il messaggio che la profonda piaga che affligge la nostra società è mera responsabilità delle donne, responsabilità a cui si aggiunge quella di essere, oltretutto, cattive madri. Per le vittime di violenza ‘farsi picchiare’ non è una scelta e la responsabilità non è certo delle donne.
Occorre che le istituzioni si impegnino ad investire in maniera corretta e con professionalità adeguate, non certo improvvisate, sul cambiamento culturale che contrasti gli stereotipi e tutti i comportamenti che forniscono il contesto di giustificazione delle differenza tra uomo e donna”.
Erica Antonelli, Barbara Bonanni, Paola Meloni, consigliere comunali di opposizione