“Domenica scorsa, 24 settembre, La Repubblica ha dato notizia con grande evidenza dello ‘sprofondamento’ della nuova Fiera di Roma: uno sprofondamento che per una volta non si riferisce metaforicamente al fallimento economico di quella che è stata definita una ‘cattedrale nel deserto’, ma è assolutamente concreto e reale”. È quanto dice con una nota Comitato FuoriPista.
“Siamo infatti – prosegue la nota di Fuoripista – in presenza di un abbassamento, subsidenza il termine tecnico, che per alcuni capannoni è già di 40/50 cm, ben visibile a occhio nudo, e che i tecnici prevedono continuerà negli anni a venire.
I terreni sui quali sorge l’attuale nuova Fiera di Roma, così come quelli dove è stato pianificato l’Interporto ma anche dove insiste l’attuale terza pista dell’aeroporto di Fiumicino, nonché l’area dove era stata progettata la nuova pista, sono tutti soggetti a forti fenomeni di subsidenza: e la cosa è nota da tempo. Si tratta infatti dell’area, ora prosciugata, sulla quale un tempo sorgeva il grande Lago o Stagno di Maccarese, con le sue zone di espansione. Si tratta quindi di una vasta area che richiederebbe di scendere fino ai 120/130 metri di profondità per trovare una base solida dove poggiare le fondamenta delle varie infrastrutture per poterne garantire una edificazione stabile: il che implica grandi opere, interventi complessi, molto denaro.
Se nel caso della Fiera di Roma, per ovviare all’instabilità del terreno, si era scelto di realizzare i capannoni optando per l’utilizzo di materiali più leggeri (ma evidentemente non è bastato!); le cose sono molto più complesse quando si tratta di piste aeroportuali che devono sostenere un impatto di aeromobili che, al decollo, avviene a circa 300 km/ora e per un peso di 560.000 kg. Lo sanno bene i tecnici della Pavimental alla quale erano stati affidati i lavori da AdR che nel corso del 2014-2015 hanno impiegato oltre 300 giorni per ovviare ai fenomeni di sprofondamento ai quali è soggetta, peraltro in modo ricorrente, la pista 3, con interventi ben illustrati di cui chiunque può prendere visione consultando lo stesso sito di Adr.
Il Tar del Lazio, bocciando nel 2021, il Masterplan 2030 dell’aeroporto di Fiumicino ha impedito la realizzazione di numerose infrastrutture, e tra queste anche la costruzione della nuova pista, evitando così un esito fallimentare.
Non solo infatti si è evitato un consumo di suolo, che per la sola nuova pista avrebbe superato i 300 ettari (quanto l’intero aeroporto di Ciampino) e avrebbe seppellito per sempre il prezioso sito archeologico del villaggio neolitico del Fianello, ma ciò avrebbe richiesto immani spostamenti di terra, rifacimento della delicata rete esistente di canalizzazione delle acque (essendo questa zona di bonifica), costi non indifferenti e modifiche di un habitat delicato come questo che infatti è tutelato e riconosciuto come zona 1 di Riserva.
Tutto questo sarebbe avvenuto su terreni non idonei, soggetti a continui, rischiosi e ricorrenti abbassamenti, e per di più per realizzare una nuova pista che per la troppa vicinanza con la pista tre, per motivi strettamente tecnici, non avrebbe neppure consentito di aumentare il numero dei movimenti giornalieri”.