L’incendio che ha distrutto gran parte della pineta di Coccia di Morto è partito da un cumulo di rifiuti. Lo rende noto il Corpo Forestale dello Stato. I rilievi in corso effettuati dal personale specializzato del Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo (NIAB) del Corpo forestale dello Stato, che si è avvalso del Metodo scientifico delle Evidenze Fisiche, hanno evidenziato che l’area di insorgenza del rogo è unica, posta in Via del Pesce Luna, bordo strada, in un’area fortemente degradata e disseminata da numerosi cumuli di rifiuti abbandonati, sia di natura domestica che industriale. “Le fiamme, trasportate dal forte vento, hanno rapidamente percorso prima gli arbusti della macchia mediterranea limitrofa, per poi interessare la vicina pineta raggiunta in più punti da faville incandescenti prodotte dagli arbusti e dalle canne di Arundo donax distaccatesi per effetto spotting che hanno dato origine a diversi focolai all’interno della pineta – fa sapere la Forestale – Verosimilmente, il vento ha determinato la rapida propagazione delle fiamme. Circa la natura, dolosa o colposa, dell’incendio si attende ora l’esisto degli ulteriori accertamenti”. Al momento sono in corso le complesse attività scientifiche di repertazione basate sull’applicazione del Metodo delle Evidenze Fisiche e si sta procedendo alla ricerca delle tracce lasciate da eventuali acceleranti. “I labili segni che gli incendi lasciano sul territorio devono essere letti e decodificati dai Reparti Specializzati e posti in relazione con le testimonianze, secondo le consuete procedure stabilite dai protocolli della Polizia Giudiziaria che deve riferire alla Magistratura – sottolinea la Forestale – Circa l’esistenza di circostanze che possano condurre all’ipotesi dei tre luoghi di innesco, esse sono al momento al vaglio degli investigatori della Forestale. Allo stato attuale il presidio, anche notturno, esercitato dalle pattuglie di controllo del territorio della Forestale non rileva ulteriori riprese di fuochi, ma l’allerta è massima in ragione del potenziale pericolo che potrebbe scaturire dalle alte temperature di questo periodo e dal vento. In attesa della conclusione delle delicate attività scientifiche che potranno affermare con sicurezza la natura dell’innesco e le modalità di propagazione dell’incendio per risalire alle possibili ipotesi, fervono le attività di controllo e verifica da parte del personale specializzato del Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo del Corpo forestale (NIAB) e dei presidi territoriali. Riguardo a quanto ipotizzato da articoli di stampa pubblicati il 30 luglio, relativi a possibili coinvolgimenti di operai forestali con contratto a termine, si precisa che nella Regione Lazio questa tipologia di lavoratori non esiste”.
(foto: Corpo Forestale dello Stato)