“L’art. 43 del d.lgs. n. 267/2000 al comma 3 riconosce ai consiglieri comunali la facoltà di presentare ‘interrogazioni e ogni altra istanza di sindacato ispettivo’, a cui sindaco o gli assessori da esso delegati, devono dare risposta entro 30 giorni. Le modalità della presentazione di tali atti e delle relative risposte sono disciplinate dallo statuto e dal regolamento consiliare.
Pertanto, lo statuto e il regolamento stabiliscono a chi debbano essere presentate le istanze di sindacato ispettivo (al cui novero si riconducono le interrogazioni) e le modalità con cui deve essere data risposta (direttamente in Consiglio, oppure mediante risposta scritta).
Ho citato la Legge per evitare che si parli di sterile polemica politica, come altre volte è capitato. E’ un fatto incontestabile che la democrazia passi per il rispetto delle regole, in primis da chi ha incarichi di governo e vuole che i cittadini le rispettino a loro volta.
Eppure la democrazia a Fiumicino passa per la zona grigia delle tempistiche. Non solo voluminosi e complessi atti da discutere in consiglio comunale arrivano con appena poche ore di anticipo rispetto alla convocazione del consiglio stesso, con l’evidente risultato di non far controllare ai consiglieri l’esatto contenuto degli stessi, ma le interrogazioni formulate su questioni di interesse pubblico spesso restano lettera morta.
Sono pochissime le risposte date nei tempi di legge, moltissime invece quelle date ampiamente fuori tempo massimo. E, purtroppo, sono tante anche quelle che non ricevono proprio risposta, che giacciono nei cassetti di chissà quale ufficio. ‘A voler pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende’, diceva Andreotti; e molte delle questioni che non vengono affrontate sono quelle scomode all’amministrazione, o per ideologia oppure per capacità di intervento sul territorio.
Non è questa la casa di vetro che ci aspettavamo dopo la tanto decantata – in campagna elettorale – trasparenza”.
Alessio Coronas, capogruppo Forza Italia