Le opinioni fra gli addetti ai lavori sono contrastanti: c’è chi, nelle scuole nautiche vede il cosiddetto patentino come un’opportunità per favorire l’approccio alla nautica, e chi, viceversa, lo reputa una scorciatoia per chi non vuole applicarsi in un serio percorso di formazione con i rischi che questo comporta per chi va per mare.

Sul territorio di Fiumicino, dove sono attive numerose scuole nautiche, il tema è caldo. La patente nautica D1 (cosiddetto patentino), prevede la possibilità per un sedicenne di avere il titolo che gli permetta di condurre natanti con motorizzazioni fino a 115 HP, di giorno, non oltre le sei miglia dalla costa e solo a motore.

La formazione, se così si può definire, consiste in 5 ore di teoria e 5 ore di pratica non certificate. La teoria si svolge presso la scuola e i nominativi degli allievi devono essere comunicati alle autorità marittime con il link di accesso alla videoconferenza cui si collega la scuola durante la lezione per eventuale controllo. Alla conclusione di questo breve ciclo, l’esame si tiene presso la scuola stessa che poi porta i verbali d’esame in Capitaneria o Motorizzazione ottenendo così la patente per il candidato.

Si tratta di un serio percorso di formazione per chi comunque va in mare fino a 12 chilometri dalla costa con moto d’acqua o barche fino a 10 metri di lunghezza e motori da 115 cavalli?

Qualche dubbio è legittimo. Come ad esempio quelli di Valter Cimaglia, fondatore e direttore dell’Accademia del Mare di Fiumicino: “Ho qualche dubbio – dice Cimaglia – che questo provvedimento possa avvicinare correttamente i giovanissimi alla nautica da diporto. Mettiamo in mano a un ragazzo una barca che può navigare molto veloce senza, mi sembra di capire dal programma, una formazione adeguata, senza alcuna nozione di carteggio, senza un percorso minimo, 5 ore sono davvero niente, che dia loro le nozioni base per navigare in sicurezza. E questo dando per scontato che realmente tutte le scuole si comportino correttamente senza scorciatoie e svolgendo realmente almeno quelle 5 ore di teoria e 5 di pratica e facendo sostenere un esame serio”.

Ma almeno, questo provvedimento, sta davvero smuovendo qualcosa? Ci sono giovani che si stanno avvicinando, attraverso la patente D1, alla nautica? “Ne dubito – aggiunge Cimaglia – anzi, per il momento sono certo che non abbia sortito alcun effetto in questo senso. Stiamo invece ricevendo diverse telefonate da adulti, 40- 50enni che chiedono informazioni. L’obiettivo è ottenere una patente per moto d’acqua o gommoni con motorizzazioni più potenti dei 40 cavalli previsti come limite fino a oggi. Se questo è il risultato, si è trovato il modo di agevolare i furbetti che vogliono ottenere qualcosa senza impegnarsi in un serio percorso di formazione”.