Il nuovo anno si apre con lo stesso copione già visto nel 2024: i pescatori di Fiumicino continuano a subire gravi danni ai loro pescherecci a causa del basso fondale del porto canale. Una situazione critica che gli armatori denunciano da anni, ma che, purtroppo, resta irrisolta. Ancora una volta, le accuse si rivolgono all’Autorità di Sistema Portuale, colpevole di rimandare sistematicamente i lavori di escavo, nonostante le promesse ripetute e mai mantenute.
Però mi domando, come cittadino, perché oggi si assiste a un cambiamento così evidente nell’approccio alla protesta. Nel 2022, i pescatori scesero in piazza con forza e determinazione, bloccando il ponte Due Giugno e le strade della città per difendere i loro diritti. Oggi, invece, la protesta sembra essersi ridotta a semplici slogan e accuse sui media, senza azioni concrete.
Questa trasformazione sollevamenti interrogativi inquietanti: com’è possibile che una categoria, un tempo capace di mobilitarsi con striscioni e fischietti, oggi si limiti a grida che sembrano destinate a rimanere inascoltate? Perché chi dovrebbe rappresentare e tutelare gli interessi dei pescatori appare così rassegnato, preferendo una protesta sterile a interventi incisivi?
Sorge spontaneo il dubbio che qualcuno, invece di difendere realmente la categoria, abbia usato e stia usando queste problematiche solo per fini politici. Se fosse così, si tratterebbe di un grave tradimento verso chi, ogni giorno, lavora duramente per portare avanti una tradizione che rappresenta un pezzo fondamentale dell’identità di Fiumicino.
Come cittadino, sarò sempre al fianco dei pescatori, pronto a sostenere proteste autentiche e incisive come quelle del 2022. Tuttavia, se i disagi continueranno e non si vedranno azioni concrete da parte di chi è direttamente coinvolto, allora dovremo tristemente ammettere di trovarci di fronte all’ennesima presa in giro.
Mirko Sacci