L’Anas prepara il cantiere e i materiali necessari, sarà un lungo calvario di tre anni, manca ancora il ponticello per la viabilità locale e resta l’incognita ponte della Scafa
di Alberto Sestante
Oltre al problema della viabilità tra i due rami del fiume Tevere, restano, purtroppo, le note difficoltà legate al ponte della Scafa e al rifacimento di un tratto del viadottosul lato dell’aeroporto. Situazioni diverse, ma un grande pericolo per la funzionalità del traffico. I problemi relativi al ponte della Scafa, ormai maggiorenni, non sembrano essere sul punto di soluzione. È diventata di dominio pubblico la consapevolezza dell’inutilità del faraonico progetto del viadotto complementare, non sostitutivo, del ponte della Scafa ma adesso c’è il problema di come uscirne fuori. Occorre puntare solo alla concretezza, basta con le chiacchiere e le accuse, bisogna passare ai fatti e quindi allargare l’attuale ponte per adeguarlo alla sezione stradale ipotizzata per via dell’Aeroporto e integrarlo con una serie di accorgimenti che consentano l’eliminazione degli incroci a raso.
Per quanto riguarda il rifacimento del tratto di viadotto di via dell’Aeroporto di Fiumicino, compreso tra via Carlo del Prete e via Montgolfier, siamo in una situazione diversa. L’Anas ha curato la progettazione, ottenuto il finanziamento e fatto la gara di appalto. Attualmente si stanno mettendo in essere le procedure per la pianificazione esecutiva dell’opera consistente negli approvvigionamenti dei materiali necessari per realizzarla, dalle prime anticipazioni sembra che i lavori dovrebbero iniziare a fine marzo o comunque in primavera e non a gennaio come ipotizzato durante la presentazione del 27 ottobre.
Riepilogando si tratta di chiudere al traffico uno dei due tratti di viadotto, procedere alla sua demolizione, realizzare le nuove pile di sostentamento, assemblare le nuove strutture metalliche dei vari tratti di viadotto, posizionarle sui nuovi appoggi, realizzare la sovrastante partita carrabile per poi procedere, nella stessa maniera, con l’altra parte di viadotto. Il tutto per una durata del cantiere di circa tre anni.
Pensando solo alle problematiche, derivanti da tale appalto, alla viabilità già critica per le motivazioni conosciute, sembrerebbe una situazione inaccettabile. Purtroppo non c’è scelta e l’opera deve essere eseguita accettando l’idea di ulteriori difficoltà viarie ma mettendo in campo tutte le soluzioni per ridurre il più possibile le negatività. E’ stata da tempo affrontata la problematica della viabilità alternativa inserendo nella funzionalità anche un tratto del corridoio C5 realizzato dalla ex Provincia di Roma. Per eliminare i pericoli derivanti da un incrocio critico è stato inserito un nuovo ponticello provvisorio per realizzare un anello rotatorio che elimini gli incroci a raso. Attualmente tale opera risulta anche completa delle varie autorizzazioni ma ancora non realizzata per via di incomprensioni tra il Comune di Fiumicino e la direzione di Adr, ora superate con Anas che subentrerà nella realizzazione. Non possiamo dimenticare che la durata ipotetica di tre anni dei lavori, che potrebbe essere anche maggiore, per la demolizione e ricostruzione del viadotto rappresenta un macigno sulla funzionalità del traffico per cui qualsiasi miglioramento, anche all’apparenza piccolo, può diventare determinante per la vita di tutti i giorni dei residenti.