Riceviamo e pubblichiamo volentieri il resoconto della missione umanitaria da parte di Don Giovanni Soccorsi, parroco di Santa Maria degli Angeli nell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, che ha accompagnato i volontari della Misericordia in Polonia per soccorrere i profughi dall’Ucraina.
La settimana scorsa ho ricevuto la chiamata di Elisabetta e Andrea della confraternita Misericordie di Fiumicino per invitarmi a partecipare alla missione umanitaria per i profughi ucraini a Varsavia.
All’inizio ero titubante ad allontanarmi dalla parrocchia dell’aeroporto perché seguivo le accoglienza di ucraini, donne bambini e anziani, che attrerravano a Fiumicino. Come sempre mi accade ho ripensato a quell’invito e ho detto “sì vengo” e pure con la benedizione del Vescovo Ruzza.
Siamo partiti con le confraternite della Misericordia di Fiumicino, Roccasecca, Firenze e Assisi con due navette e un tir colmo di pacchi. È stato un lungo viaggio e nei cuori avevamo la volontà di aiutare, una grande attesa di incontrare questi fratelli e sorelle che più di qualcuno ha deciso di farli scappare dai loro affetti, dalle loro case, dalle loro terre, dalla loro quotidianità faticosa, bella, normale e pieni di speranza per il futuro. Siamo arrivati a Varsavia giovedì pomeriggio e si sono uniti a noi i ragazzi, le ragazze e gli uomini del luogo per scaricare il tir.
Una prima grande commozione è stata quella di vedere adulti polacchi che hanno lasciato il lavoro per darci una mano e ci siamo sentiti fratelli/amici, uniti dal buonsenso, dalla generosità e dalla volontà di aiutare chi scappa da questa inutile e vigliacca guerra. Noi eravamo luce che da speranza e calore.
Dopo aver svuotato il tir un volontario ucraino che lavora in Italia ci ha portato alla stazione centrale di Varsavia. Qui abbiamo visto la sofferenza la disperazione che ben si mescolava con la dignità, la speranza e la forza di non mollare. La stazione è un campo di accoglienza per i profughi ucraini. Ci sono tanti volontari che aiutano a mangiare, a trovare un posto dove dormire o come raggiungere temporaneamente un familiare.
Non per sempre, ma per un tempo che deve essere breve, che deve finire al più presto. Perché vogliono tornare a casa dai loro mariti, figli, nipoti e fidanzati che più di qualcuno ha deciso di dividerli e di fare dormire al freddo di Varsavia mamme, neonati, ragazzi e ragazze, nonne e nonni. Non è accettabile che un neonato stia al freddo tutta la notte. Non è giusto vedere due nonni stanchi dormire sulle sedie della stazione al freddo e con gli occhi pieni di paura e rabbia.
Un altro atteggiamento che mi ha colpito è la forza delle donne, mamme e nonne, che hanno salvato una parte della loro famiglia e che pregano per quelli che sono rimasti sotto le bombe. Donne fragili, delicate, belle, forti che non hanno mai smesso di pensare alle proprie famiglie e alla loro patria. Donne che difendono i propri cari con il pensiero, la preghiera; che cercavano cibo e da bere per i più piccoli. Donne che ricevano i doni con gratitudine e con tanta umiliazione perché loro avevano tutto ed erano loro ad aiutare i vicini di casa che erano in difficoltà.
Dopo aver consegnato alcuni doni siamo rientrati negli alloggi accompagnati da tanto silenzio e sofferenza per quelle ingiustizie che più di qualcuno ha deciso di imporre come fanno i vigliacchi che pensano ai loro poteri e non al valore più grande che ogni uomo e donna portano nel mondo. Come sacerdote è stata una missione che mi ha dato molto spiritualmente e umanamente. La Parola di Dio in questi giorni parlava di servire e di carità: mi sono sentito guidato e amato da Dio. È stato bello condividere questa esperienza con i volontari della Misericordie. Ancora una volta mi sono sentito incoraggiato a non aver paura di aiutare e difendere chi soffre con la carità e l’affetto.
Don Giovanni