Ore 17.00, viale della Torre Clementina è deserta. Nei pochissimi locali autorizzati all’apertura non c’è quasi nessuno. Sulla passerella si vede una persona attraversare, davanti e dietro ha il deserto. Lo stesso succede in viale Traiano e in darsena, dove gira solo qualcuno in bici sulla ciclabile con tanto di mascherina.
Intorno ai pescherecci che rientrano dal mare ci sono solo gli addetti ai lavori che trasportano il pescato con le cassette sui furgoni alla ricerca di avventori fantomatici, perché i ristoranti sono tutti chiusi. In via della Foce Micina scene da coprifuoco, aperte le frutterie e qualche raro negozio.
Solo farmacie e ai supermercati ci sono persone, distanziate in file che arrivano sulla strada per evitare contatti. Molti di loro hanno le mascherine, ma la spesa si svolge in un clima surreale, sguardi tesi, sospettosi, come quelli del personale tra scaffali semivuoti con annunci continui dagli altoparlanti che invitano a fare presto, perché gli altri fuori aspettano. Persino il passaggio di mano del bancomat alla cassa viene guardato con sospetto.
Un uomo sulla sessantina al parcheggio del supermercato mentre carica la spesa nell’auto si lascia scappare: “Riuscirò di casa solo quando è finita la birra”. È l’unico sorriso in un pomeriggio desolante.