Lungi dall’essere depositari della verità, c’è un elemento che un amministratore (sia esso di maggioranza od opposizione) non dovrebbe mai trascurare: una conoscenza approfondita o documentata dell’argomento trattato. Cavalcare in maniera disomogenea e strumentale una protesta anziché informare è una scelta politica che rischia tuttavia di alimentare inutilmente ed in maniera immotivata la paura dei cittadini o di una parte di essi. Per rispondere agli allarmismi in tema di inquinamento elettromagnetico e tecnologia 5G di una parte dell’opposizione e dare ai cittadini spunti per una sana e corretta valutazione ho chiesto la collaborazione dell’ing. Andrea Guizzi che vanta una pregressa grande esperienza sul campo oltre che profonda conoscenza del tema. Le crescenti polemiche e allarmismi nati in questi giorni intorno a presunte nuove installazioni di antenne per la telefonia cellulare ed in particolare delle nuove reti 5G necessitano infatti di essere riportate all’interno dei giusti confini. Vorrei inserirmi in questa discussione che è stata oggetto di dichiarazioni da parte di diversi esponenti politici locali non al fine di polemizzare sterilmente ma se possibile cercando di uscire dal ciclo vizioso paura-dichiarazione-paura che spesso prevale sui dati oggettivi. Fermo restando che dovrebbe essere obbligo morale di ogni politico informarsi prima di parlare direi che questo è ancor più vero quando in gioco ci stanno la serenità delle persone e la paura per la loro salute o quella dei loro cari. Di seguito riportiamo le parole dell’ing. Andrea Guizzi
Paola Meloni, consigliere comunale
“L’istallazione di impianti di telefonia mobile è oggetto di proteste dai tempi dello sviluppo delle antenne per il GSM che hanno visto la moltiplicazione di questi impianti sul territorio e la loro localizzazione nei centri abitati. Prima, al tempo della tecnologia TACS per capirci, questo non avveniva. Il motivo è semplice e risiede nella parola stessa cellulare che richiama appunto la modalità di copertura del territorio che queste tecnologie richiedono e che comporta una grande numerosità di impianti distribuiti, capillari a celle appunto.
Senza entrare nel tecnico possiamo dire che questa architettura di rete è figlia di alcuni vincoli tecnici che sono insiti nel protocollo GSM. Rimane valida ed è confermata, se non addirittura più necessaria, con l’adozione del protocollo di rete delle reti 3G/4G che tutti conosciamo e usiamo. Stessa cosa avverrà per le reti 5G che a breve verranno costruite in Italia.
Da molti decenni la comunità scientifica internazionale sta dedicando un’attenzione crescente all’analisi dell’impatto ambientale e sanitario dei campi elettromagnetici, in relazione a possibili effetti sull’organismo umano senza riscontrare fino ad oggi evidenza di correlazione tra incidenza di patologie ed emissioni. Dagli anni ’70 ad oggi si contano oltre 30.000 articoli scientifici che crescono di circa 5 nuove pubblicazioni al giorno.
Le conoscenze acquisite dalla comunità scientifica hanno consentito a organismi tecnici nazionali ed internazionali, di emanare standard di sicurezza riportanti i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. In particolare, l’ICNIRP (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection) – l’organismo ufficiale che collabora con l’organizzazione mondiale della Sanità, World Health Organization (WHO), e del Lavoro, International Labour Organization (ILO), sulle tematiche relative alla protezione di cittadini e lavoratori dagli effetti della esposizione a radiazioni non ionizzanti – ha emanato negli anni una serie di Linee Guida riguardanti numerose tipologie di esposizione ai campi elettromagnetici.
Queste Linee Guida rappresentano il massimo riferimento scientifico a livello mondiale del settore e sono raccomandate dall’Unione europea (raccomandazione 1999/512/CE e direttiva 2013/35/UE) per l’adozione nei quadri normativi dei Paesi membri. Va ricordato che, le indicazioni dell’ICNIRP sono continuamente oggetto di aggiornamento, sulla base delle nuove conoscenze, ed i valori di soglia indicati nella prima formulazione delle Linee Guida, risalente al 1998, sono stati confermati sino ad oggi.
Tuttavia, alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, hanno adottato limiti più restrittivi. La normativa italiana in materia di radioprotezione ha privilegiato, infatti, sin dalle proprie origini nel 1998, politiche cautelative, definendo tre livelli di protezione:
- limite di esposizione: per proteggere dagli effetti acuti pari a 20 V/m;
- valori di attenzione applicati in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore come protezione da eventuali effetti a lungo termine (finora non emersi) pari a 6 V/m;
- obiettivi di qualità da tenere in considerazione all’atto di progettazione ed installazione pari a 6 V/m.
L’architettura della nuova rete 5G si prospetta come caratterizzata da una densificazione di impianti a diverse frequenze. Va precisato che questo scenario, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non comporterà un aumento di emissioni elettromagnetiche, anzi al contrario, una proliferazione di impianti vorrà dire un’emissione più bassa da parte di ciascuna antenna per coprire la medesima area, portando ad una distribuzione dell’energia più uniforme e senza picchi di emissione nelle zone in prossimità delle antenne tipico delle architetture macro-cellulari tradizionali.
Questo aspetto è forse non immediatamente intuibile dai non addetti ai lavori ma tuttavia contrasta fortemente con quanto affermato da alcuni esponenti politici che, presi forse dalla foga e abitudine a cavalcare le proteste, hanno inteso proporre soluzioni tecnicamente inapplicabili e paradossalmente molto più impattanti in termini di potenze in gioco di quelle in corso di installazione. Una errata e falsa soluzione dunque.
Le future reti 5G permetteranno di raggiungere un alto livello di prestazioni, per rispondere alle crescenti esigenze di traffico dei prossimi anni, grazie ad una densa distribuzione di installazioni eterogenee in termini di celle macro/micro/femto (molto piccole) in modo da realizzare servizi non pensabili con le reti attualmente dispiegate e che saranno alla base di molte applicazioni.
Tale sovrastruttura di connessione, non si tradurrà assolutamente in emissioni maggiori di campo elettromagnetico, anche perché la normativa vigente italiana pone i limiti restrittivi che dovranno essere comunque sempre rispettati.
Inoltre l’accesso radio 5G sarà caratterizzato dall’uso di tecnologie avanzate basate su fasci direzionali di emissione d’antenna in grado di “seguire” l’utente con conseguente riduzione dell’impatto ambientale in termini di esposizione rispetto ai sistemi omnidirezionali.
Pertanto, l’aspetto di interesse di questa nuova architettura, dal punto di vista dell’esposizione ai campi elettromagnetici, non è tanto l’erroneo assunto di un aumento di emissioni che non sarebbe possibile data la normativa vigente e la teclogia applicata, quanto il dover riconsiderare le modalità di valutazione delle emissioni non in termini di numero di impianti realizzati ma di potenze in gioco emesse dal singolo impianto e dalla puntuale verifica del rispetto dei limiti di legge vigenti”
Spero di aver dato un contributo al dibattito e disinnescato l’argomento della paura e spero inoltre che chi ha responsabilità politiche su questo territorio voglia in caso confrontarsi nel merito con maggiore approfondimento e rigore in futuro”.
Andrea Guizzi