Alla cerimonia di presentazione della statua di Enea di Ugo Attardi, spostata dalla sede comunale in darsena, era presente anche il primo cittadino de La Valletta Alfred Zammitt, dove c’è dal 2004 la copia gemella di Enea. Lo stesso sindaco ha tenuto un discorso interessante sul tema del viaggio e dei migranti che vogliamo pubblicare:


La statua di Enea a La Valletta 

“Signore e Signori, grazie per la vostra ospitalità così calorosa. Vi porto un caro saluto dalla Valletta e da Malta. Quindici anni fa, era aprile 2004, l’ultimo impegno del presidente della Repubblica di Malta, il professore Guido de Marco, è stata l’inaugurazione della statua gemella di Enea, raffigurata nel bronzo e opera del maestro Ugo Attardi, sul porto della Valletta sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il progetto era, e rimane anche oggi, un simbolo di rafforzato impegno fraterno tra Malta e l’Italia ispirato dalla cultura greca-latina da uno dei Padri di Roma.
Tanti sono i simboli rappresentati in questa statua monumentale. Comincio con le mani, aperte e puntate in una direzione precisa, dall’est verso l’ovest, rappresentando il viaggio di una persona che ha attraversato il mare. Un mare che per noi è un ponte non un muro; un’opportunità più che una paura.
Per ogni viaggiatore di mare, il primo atto eroico che sembra, ma che non sia mai semplice, è il traguardo alla terraferma. Come Ulisse – anche lui raffigurato con tanta forza dallo stesso maestro Attardi nella sede della Provincia di Roma e a New York in America, Enea era un viaggiatore tenace, che, senza paura, ha visto il mare come un’opportunità. E che opportunità era per Roma e per tutti noi. Il secondo simbolo rappresentato in questa statua è quella delle virtù. La perseveranza, il coraggio e la fortitudine sono raffigurate nel torace, nel corpo muscoloso di Enea che, nello stesso tempo, il maestro Attardi ci presenta questo bronzo di un uomo nudo, a piedi nudi. Ci presenta un guerriero senza armi, senza corazze perché non esistono corazze e armi più forti delle virtù. La fortitudine si rappresenta allora, nell’umiltà nuda della persona umana.
Questo simbolo lo tengo forte al mio cuore perché si trova anche nel motto e nell’emblema di Valletta: un leone forte che rappresenta lo stesso coraggio, perseveranza e fortitudine, con il motto “Città Umilissima”. Perché la fortitudine si trova nell’umiltà. Umiltà non umiliazione. Questi simboli sono centrali al discorso sulla migrazione che è dibattito centrale per i nostri paesi, per il Mediterraneo.
A Malta e in Italia la solidarietà è un fondamento delle nostre società, delle comunità e dei nuclei più piccoli: la famiglia. Sarebbe un guaio se perdessimo la chiave più importante del nostro DNA.
Il grande oratore Cicerone diceva che Roma e l’Impero non sarebbero mai cresciuti se non grazie all’integrazione dei migranti nell’Impero. L’Impero non era indifferente agli altri, che erano disposti a rispettare le norme. Rubo una linea di Liliana Segre, una dei pochissimi bambini sopravvissuti da Auschwitz e oggi senatrice a vita nominata dal presidente Mattarella.
Ciò che mi preoccupa non è la violenza di pochi, ma l’indifferenza di molti. Dalla violenza cerchiamo di difenderci, magari preparandoci con armi morali e peggio ancora non morali (…) ma combattere l’indifferenza è impossibile. È terribile quel non far nulla, voltare la faccia dall’altra parte. Così gli ebrei furono soprattutto vittime dell’indifferenza”.
Voltare faccia a chi oggi viaggia e naufraga nel mare nero dell’indifferenza è ancora una nuova vittima dell’indifferenza. Dovrebbe essere il nostro impegno reciproco di non lasciare l’indifferenza a regnare sovrana, perché solo dall’indifferenza sono fatti i peggio sfregi sulla dignità dell’uomo. Oggi questa statua meravigliosa di Enea rappresenta anch’essa la lotta all’indifferenza che personifica il saggio discorso dell’umile e fortissima senatrice Segre.
Credo, e ne sono sicuro che grazie ad Enea, Attardi, i nostri rispettivi comuni e tanti altri che sono già diventati amici, sono impegnati a un futuro prossimo di collaborazione su temi comuni. Grazie”.

Alfred Zammitt