“Il sindaco, nel tentativo di recuperare alla sua scelta scellerata sul registro comunale per i richiedenti asilo, continua a fare danni. La replica è piena di inesattezze. Da una parte dice che la residenza non è per gli irregolari, ma gli va semplicemente fatto notare che chi è regolare non ha alcun bisogno di un registro speciale. Comunque, prima di accogliere delle persone, queste devono essere regolari sotto ogni profilo, e non in attesa di valutazione sullo status di rifugiati, e devono avere una dimora certa. Altrimenti siamo di fronte all’ennesimo atto propagandistico che, però, pagheranno i cittadini italiani, visto che è innegabile che lo status “particolare” si riverbererà anche sull’accesso ai servizi, diventando una mannaia per le aspettative dei fiumicinesi e un turbo per quelle di chi verrà iscritto in questo fantomatico registro.
Non solo. Ma il sindaco ci deve spiegare perché quando di tratta di immigrati si riempie la bocca con le parole “diritti” e “uguaglianza”, ma quando si tratta di fare delle politiche per le famiglie italiane, quelle che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, che non hanno un alloggio, che chiedono il tempo pieno per poter lavorare e andare avanti, che hanno figli con disabilità non si parla più di diritti, e queste richieste di aiuto vengono costantemente immolate sull’altare del Bilancio e della mancanza di fondi? Ma il sindaco, di quali diritti parla? Quelli dei giovani fiumicinesi, sui quali ha deciso di investire 18mila euro in tre anni?
La verità è che per i cittadini di Fiumicino le risorse non ci sono, per altri soggetti – politicamente più paganti sotto il profilo politico e mediatico nazionale – i soldi si trovano”.
Stefano Costa e Vincenzo D’Intino, consiglieri comunali Fiumicino