A distanza di più di 24 ore ancora ci si chiede come sia possibile che a oltre quattro anni di distanza il territorio di Fiumicino sia sotto scacco dei predatori di cherosene. Quello che è accaduto nella tarda serata di sabato 1 dicembre sull’oleodotto Eni “Pantano – Fiumicino” ha fatto rivivere l’incubo del novembre 2014. Per fortuna questa volta non c’erano canali nelle vicinanze.
Il fatto
Il rogo, proprio come avvenne in quella occasione, sarebbe stato causato da un tentativo di furto di cherosene che ha riguardato la cameretta valvole di intercettazione n.8 dell’oleodotto, situata nel XII Municipio del Comune di Roma. L’incendio è scoppiato in via Ottolenghi dove si trova un terminale dell’oleodotto, che corre parallelo all’autostrada A12 Roma-Civitavecchia.
Il precedente
Era la notte tra mercoledì 5 e giovedì 6 novembre 2014 quando si verificò un’ingente fuoriuscita di cherosene dall’oleodotto dell’Eni di Civitavecchia-Pantano nel Comune di Fiumicino. L’oleodotto, che corre lungo l’autostrada A12 Roma-Civitavecchia, collega fra loro i depositi di Civitavecchia e di Pantano di Grano. A causa di un’effrazione della condotta da parte di ignoti all’altezza delle paline 492 e 493 in località Palidoro e presso la palina 547 in località Maccarese, sono fuoriusciti dalla stessa oltre 50mila litri di carburante.
Lo studio
Sul disastro ambientale del novembre 2014 solo poche settimane fa Riccardo Di Giuseppe, Mauro Grano e Alessandro Polinori hanno presentato un lavoro uscito sulla rivista Biologia Ambientale dal titolo “Impatto sulla fauna selvatica dello sversamento di cherosene (jet fuel) nei canali di bonifica della Riserva Naturale Statale Litorale Romano”.
In questo studio si evidenzia come sia stato enorme l’inquinamento che ha provocato la morte di varie specie animali in qualche modo correlate all’ambiente acquatico.
Le azioni
Le efferazioni ai danni dell’oleodotto non si sono fermate al novembre 2014. Analoghe azioni ci sono state anche nei mesi successivi, anche se non hanno avuto lo stesso devastante impatto. È chiaro però che se dopo tutto questo tempo il territorio di Fiumicino è in balia dei predatori di cherosene, evidentemente le azioni messe in campo dall’azienda proprietaria dell’oleodotto non sono sufficienti.