Assolto per non aver commesso il fatto. Sandro Zorzi non è l’assassino di Fabio Lorenzon. Lo ha deciso la corte di appello del tribunale di Civitavecchia che ieri ha ribaltato il giudizio di primo grado con il quale Zorzi era stato condannato a 24 anni di carcere, tre e mezzo dei quali già scontati. Mio fratello era innocente, lo ha sempre ripetuto, è stato descritto come un mostro, un assassino – ha commentato il fratello Giovanni commosso dopo la sentenza – ora chi gli restituirà la sua vita e questi anni perduti?”.
Fabio Lorenzon, 34 anni, scomparve il 24 settembre del 2009. Dopo otto giorni, il 2 ottobre, venne ritrovato per caso nella campagna di Maccarese. Era nella sua auto sommersa dall’acqua melmosa di un canale di irrigazione in via del Fianello. Il portabagagli si era aperto e sporgendo dall’acqua alta era stato notato da un uomo che era andato nel boschetto intorno a fare funghi. Dall’autopsia emerse che era stato ucciso con dei colpi alla nuca e solo in seguito immerso nel canale. Dopo un anno di indagini i carabinieri del nucleo investigativo di Ostia arrestarono un suo amico, Sandro Zorzi, un agricoltore all’epoca 39enne. Tra le prove a suo carico, individuate durante l’inchiesta, il fatto che l’omicidio, seguendo le celle telefoniche, “fosse stato eseguito il 24 settembre alle 11.30 sul terreno dello stesso Zorzi”, che nelle vicinanze dello stesso campo venisse trovata l’arma del delitto, un tubo di ferro, con “tracce di sangue certe di Lorenzon e il Dna di Zorzi” e che risultasse un debito del presunto omicida di 30 mila euro nei confronti di Lorenzon. Tutte prove smontate dalla difesa e ora interpretate diversamente dalla corte di appello rispetto al primo grado.
“Abbiamo portato testimoni che hanno dimostrato come Zorzi non si trovasse dove dicevano al momento dell’omicidio – spiega l’avvocato Ivana Manni che insieme a Cesare Gai ha difeso l’imputato – una perizia che ha rivelato come le tracce del Dna sul tubo non erano assolutamente di Sandro Zorzi e che la storia del debito era diversa, era Sandro il creditore di Lorenzon come prova non solo la scrittura privata tra i due ma anche una cambiale. Quando Zorzi è entrato in carcere suo figlio andava in prima elementare, ora frequenta la quarta. In questa storia assurda ha perso soprattutto la giustizia: il colpevole era innocente e la morte di Fabio Lorenzon resta impunita”.