È la storia di Lola, che si concluderà con un lieto fine. Ma prima di arrivarci incroceremo altre cento storie che conosceranno solo la parola fine. Racconto di uno sguardo attento e vigile da cui s’intravede un’impetuosa vitalità. Di occhi leggermente a mandorla di colore brunazzo, incorniciati da un pelo fulvo carbonato.
Racconto di Roxana, un cane nel cui sangue scorrono tracce dell’esuberanza del Pastore Belga Malinois. A testa alta, con le orecchie dritte e rigide avanza per l’ultimo miglio, come una condannata a morte che non sa di esserlo. Trotterella senza alcun indugio, accompagnata a morire nella camera a gas della sua padrona spagnola. Destinazione: perrera di Siviglia. Già perché nella penisola Iberica, il titolare che vuole disfarsi del cane lo può portare in perrera, una sorta di canile municipale, anche se la traduzione più corretta sarebbe lager. Una volta dentro, non importa se è stato condotto lì dal titolare, se è randagio, di razza o meticcio. Non importa se è educato, dolce o affettuoso. Se nessuno lo salva, morirà per mezzo di un’iniezione letale, altrimenti verrà gassato vivo. Se si ammalerà, dopo una lunga agonia, morirà da solo. Roxana, Nick, Viola, hanno 72 ore dal momento in cui vengono lasciati per trovare una nuova famiglia. A volte 10 giorni se il lager non è pienissimo. Cani come Zara e Sesto sono stati trovati vaganti e saranno soppressi tra 20 giorni circa, se nessuno andrà a reclamarli. Quel giorno, però, nel lager non c’è spazio. Zara e Nick e altri vengono tirati fuori dalla gabbia con una cinghia. Muovono la coda, “Sarà mica un passeggiata?”. Alcuni giocano e corrono, alcuni rimangono in disparte. Altri ancora mostrano il ventre per farsi accarezzare pancia dal boia. Continuano a scodinzolare fino alla stanza e sul ciglio, Zara frena bruscamente. Nick si paralizza. Devono fiutare la morte delle altre mille povere anime passate per lì. Ne vanno rinchiusi il maggior numero possibile. Bisogna risparmiare gas. La morte in quella stanza sarà lenta e dolorosa. Da lì a poco, un veterinario inietterà in una vena nella zampa anteriore di Sesto, una dose di quella sostanza che serve per farlo dormire, anche se si tratta di un animale in salute. Non tutti si addormentano subito come lui. A volte c’è chi ha le convulsioni e soffoca nei propri liquidi. Jack, Molly, Birba finiscono nel forno crematorio, poiché i cani da eliminare sono tantissimi. Siccome ci vuole troppo tempo, non si può praticare l’eutanasia a tutti. I cani e i gatti uccisi, fanno spazio a nuovi animali e ad altro denaro. Il governo acconsente tacitamente a questo massacro. I cadaveri di Zara, Sesto, Jack, Molly, Birba vengono ora sbattuti in congelatore, ammassati sopra a quelli di tanti altri. Qui saranno a breve portati via, come si fa con la spazzatura. E dopo cosa ne sarà dei loro corpi? Le loro ossa finiranno nel cibo per altri cani? Roxana e qualcun altro per oggi sono salvi. Nei pressi delle perreras, intanto, girano volontari di associazioni animaliste che cercano di salvare più animali possibili andando nei lager o recuperando per strada i randagi, senza ricevere agevolazioni o sovvenzioni in cambio. Prendono tempo per non farli sopprimere e pagano somme non indifferenti. Cercano di trovargli casa e nel frattempo li trasferiscono in qualche rifugio privato. Tra tutti coloro che corrono tra una pensione e una clinica veterinaria per salvare il salvabile, ci sono volontari italiani e spagnoli dell’associazione ”Angeli senza voce”. Portano via Roxana e qualche altro, scampati finora al gas o alla siringa. Ci sono richieste di adozione dall’Italia. Tutto è pronto. Vengono stipati in gabbie gli uni accanto agli altri. Si parte di corsa su un piccolo furgone, il viaggio sarà lungo ed estenuante. Roxana è lì nel mezzo, il suo sguardo non brilla più come quando l’avevamo conosciuta. La prospettiva di vita ora sta cambiando, lo scoprirà solo tra quarantotto ore. Il 21 luglio del 2012, a Milano, Stefania insieme ad un gruppetto di persone attende l’arrivo di quel furgone. Stringono nelle mani collari e guinzagli nuovi. È notte fonda e c’è un gran temporale. Arriva il furgoncino. Si aprono le gabbie e si affacciano musini spaventati e stanchi. Musi che non possono spiegare ciò che i loro occhi hanno visto, ciò che le orecchie hanno udito, ma la loro espressione racconta più di quanto le parole non abbiano il potere di fare. I volontari ringraziano. Grazie, grazie e ancora grazie a Stefania e a tutti gli altri. Consegnano loro passaporti stropicciati insieme all’augurio di un buon viaggio verso casa. Un tocco, una carezza e quella coda ferma tra le zampe posteriori per tanto tempo riprende a muoversi, compiendo un movimento ampio, destra-sinistra-destra-sinistra. Piove, continua a piovere, ma l’acqua lava tutto, porta via ogni cosa, allontana i brutti ricordi. Ora è tempo di andare ad asciugarsi, di bere e di mangiare. È il tempo di una cuccia e di un riparo caldo dove riposare. È il tempo di cambiare. Roxana assieme ad un doloroso passato, lascia alle spalle anche il suo nome. Stefania ne sceglie uno spagnoleggiante per non cancellare del tutto le origini del suo cane: Lola, regalandole una vita degna di essere definita tale. Il tempo di Lola ora è anche il tempo di Stefania e di tempo, ne passano parecchio al Centro Cinofilo Highlander. Lola salta, gioca con Numa, corre e rincorre Leon e Zen. Amici di scuola oramai. Ha riconquistato di nuovo il suo sguardo, quello energico, vivace e vitale. L’istruttore del nostro centro ipotizza che nella sua vita passata sia stata istruita, supponendo ad un addestramento di vita militare. Cosa abbia realmente fatto Roxana prima di essere Lola non lo sapremo mai. Riconosciamo in lei un grande potenziale e in attesa che Stefania prenda coraggio per svilupparlo al massimo, auguriamo ad entrambe buona strada. Cari lettori se siete arrivati fin qua, vuol dire che vi siete presi del tempo per leggere la loro storia. Ora è bene dedicarne poco altro ancora per riflettere. Prima di prendere un cane e metterlo sotto l’albero di natale, pensate bene se sarete in grado di prendervene cura. Se ne avete uno, ricordate che si tratta di un essere vivente e in quanto tale ha una propria dignità che dovete saper riconoscere e rispettare.
Se pensate “tanto è solo un cane” e alla prima occasione disfarvene, non avete capito proprio niente. Non dimenticate che nei canili ci sono un’infinità di anime in cerca di casa. Prendete esempio dal cuore di Stefania e dalla forza di Lola, perché ad oggi la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali non è poi così universalmente conosciuta. Non è rispettata, ma soprattutto è solo carta. Esistono paesi “civili”, come ora sapete, in cui viene intenzionalmente ignorata.
Centro Cinofilo Highlander
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